MURA MEGALITICHE
Testimonianza del tipo di fortificazione di età classica (V-IV sec. a.C.), diffuso anche in altri centri della Peucezia, le mura megalitiche di Altamura si presentano come un doppio circuito: una cinta interna, più piccola, che racchiudeva l’acropoli, con un sviluppo di circa 1500 metri, ed una esterna, più ampia, che si estendeva per 3600 metri. Da intendersi come opera resa necessaria dalla particolare situazione in cui venne a trovarsi la gente indigena di tutta la Peucezia di fronte alle mire espansionistiche di Taranto e dei vicini centri lucani e sannitici, le mura megalitiche rivestono grande importanza dal punto di vista civile e militare. La tecnica costruttiva utilizzata prevedeva l’impiego di grossi blocchi (il termine “megalitiche” deriva, infatti, dal greco: mega, grande, e lithos, pietra), non sbozzati, disposti ad incastro tra loro, quindi assestati a secco. Le mura avevano una larghezza di 5,5 metri e un’altezza di oltre 4 metri. Il muro è costituito da due paramenti, uno esterno e l’altro interno, nella cui parte centrale, l’emplecton, si trova un composto di terra e pietrame. Nella cinta muraria dovevano aprirsi varie porte in corrispondenza delle vie di collegamento con i centri vicini; l’unica oggi conservata è porta Alba o Aurea, a cui è affiancata, all’interno, una torre a pianta trapezoidale. In corrispondenza di questa porta è stata rinvenuta una vera e propria necropoli con tombe a fossa e controfossa, databili – secondo i corredi tombali venuti alla luce nella campagna di scavo del Ponzetti (metà XX secolo)- al VI-V secolo a.C., quindi preesistente rispetto all’erezione della cinta stessa. La parte attualmente conservata dell’intero circuito murario, quindi ancora visibile, è di 1800 metri circa.
Testimony to the kind of the classical age fortification (V-IV century BC.), Also spread to other centers of Peucezia, the megalithic walls of Altamura are presented as a double circuit: an inner city wall, smaller, which enclosed the acropolis, with a development of about 1500 meters, and an outer one, larger, which stretched to 3,600 meters. To be understood as work made necessary by the specific situation in which the indigenous people of the whole Peucezia found themselves having to face the expansionist aims of Taranto and neighboring Lucan and Samnite centers, the megalithic walls are of great importance from the civil and military point of view.
The construction technique used involves the use of large blocks (the term “megalithic” derives, in fact, from the Greek: mega, large, and lithos, stone), roughly hewn, arranged as interlocking with each other, then seated dry. The walls had a width of 5.5 meters and a height of more than 4 meters. The wall consists of two facings, one external and the other internal, in the central part of which, the emplecton, is a compound of earth and stones. The walls had to be open at various points of the roads leading to the nearby centers; the only well preserved today is Porta Alba or Aurea, to which a trapezoidal tower is flanked in its internal area. In correspondence with this door a true and genuine necropolis was found with shaft-and-chamber tombs that can be dated – according to the outfits tombs unearthed in the excavations by Ponzetti (mid-twentieth century) – to the sixth and fifth centuries BC, so preexisting compared to the erection of the wall itself. The currently preserved part of the whole city walls, therefore still visible, is approximately 1800 meters.
TEATRO MERCADANTE
Costruito nel 1895 a cento anni dalla nascita del musicista Saverio Mercadante. Completato in soli sette mesi su progetto dell’ingegnere altamurano Vincenzo Striccoli, è stato recentemente restaurato grazie all’intervento della Teatro Mercadante srl che l’ha riportato all’antico splendore. L’ingresso principale del teatro, su piazza Saverio Mercadante, immette nel vestibolo che ospita il busto del musicista altamurano realizzato nel 1844 dallo scultore Angelini. Oltre il corridoio di sfogo si accede alla platea, a ferro di cavallo, dotata allora di 190 posti. Sopra questa prima fila ci sono altri due ordini di palchi ed il loggione (la “piccionaia”). Complessivamente la sala conta 60 palchi: 18 in prima fila, 21 in seconda e terza fila. Il loggione, ad anfiteatro, aveva una capienza di circa 300 posti. La decorazione delle mensole dei palchi del 2° e 3° ordine e del parapetto del loggione, con festoni e mascheroni, fu affidata al pittore altamurano Pasquale Rossi, il quale, come l’ing. Striccoli, prestò gratuitamente la propria opera. Il palcoscenico misura m 9,50×10 ed ha un proscenio di 3 m. L’arcoscenico è sovrastato da un medaglione con il ritratto di Mercadante dipinto da Pasquale Rossi (allievo dell’altamurano Francesco Lorusso e, prima, del napoletano Domenico Morelli). Il sipario, realizzato nel 1856 da Montavano (raffigurante Federico II di Svevia che assiste ai lavori per la costruzione della Cattedrale di Altamura), risultava piccolo rispetto alle dimensioni del boccascena del nuovo teatro, così Rossi dipinse in aggiunta, sulla destra, un gruppo di armigeri.
MERCADANTE THEATRE
Built in 1895, one hundred years after the birth of the composer Saverio Mercadante. Completed in just seven months thanks to the project of Vincenzo Striccoli from Altamura, it was recently restored thanks to the intervention of the Teatro Mercadante Co.Ltd. which reported it the former splendor. The main entrance of the theater, on Piazza Saverio Mercadante, leads into the vestibule which houses the bust of the Altamura musician made in 1844 by sculptor Angelini. Beyond the relief corridor you have access to the stalls, which are in the shape of a horseshoe, with 190 seats. Above this first row there are two tiers of boxes and the gallery (the “dove house”). Overall, the room has 60 boxes: 18 in the first row, 21 in second and third row. The gallery, in the shape of an amphitheater, had a capacity of about 300 seats.
The decoration of the boxes shelves of the 2nd and 3rd order and the parapet of the gallery, with festoons and masks, was entrusted to the Altamura painter Pasquale Rossi, who, like the engineer Striccoli, lent his work free of charge. The stage measuring 9.50 × 10 m and has a proscenium of 3 m. The proscenium arch is topped by a medallion with a portrait of Mercadante painted by Pasquale Rossi (a student of the Altamura Francesco Lorusso and, first, of the Neapolitan Domenico Morelli). The curtain, made in 1856 by Montagano (representing Frederick II of Swabia who participates in the works for the construction of Altamura Cathedral), appeared smaller than the size of the proscenium of the new theater, so Rossi painted in addition, on the right, a group of warriors.
SAN MICHELE DELLE GROTTE
È un insediamento rupestre situato a nord, al di fuori del centro storico e attualmente inglobato nel tessuto urbano. Anticamente conosciuto come “Sant’Angelo della Rizza”, è uno degli ambienti ipogei più interessanti della città, per via dell’impianto strutturale e per le pitture parietali esistenti.
La sua costruzione risale con ogni probabilità al X secolo, sorto come fondazione eremitica dei monaci di San Basilio, la cui presenza sul territorio altamurano è attestata in numerose chiese rupestri (vedi le cripte di Iesce, San Giorgio, Fornello). La facciata in muratura presenta, al disopra del portale d’ingresso, un’edicola cinquecentesca decorata con capitelli corinzi, in cui è conservata la statua in pietra di San Michele Arcangelo, opera, dalla chiara impostazione tardo-rinascimentale, eseguita sul finire del XVI secolo. L’interno, interamente scavato nel tufo, è costituito da volte basse, sostenute da cinque pilastri che suddividono la chiesa in quattro navate, ed è abbellito da un pavimento maiolicato eseguito a Laterza nel 1690. Pur presentandosi in origine interamente dipinta, la cripta conserva ancora affreschi degni di nota, tra cui, sul primo pilastro a sinistra, l’immagine a mezzo busto di Santa Lucia i cui caratteri stilistici predominanti la riconducono al XIV secolo, e, nella colonna successiva, il coevo San Nicola dei Greci, dalla testa nimbata, con il volto ieratico e la posa benedicente. Sul fondale della prima navata destra trovasi un’acquasantiera incassata a muro, incorniciata con decorazioni a racemi settecenteschi e sormontata da un cartiglio, la cui iscrizione rammenta il legame un tempo esistente con il santuario michaelico del Gargano. La seconda navata destra termina con l’altare barocco in pietra policroma dedicato al santo eponimo della chiesa, la cui effigie seicentesca tra i Santi Leonardo e Lorenzo è ben visibile nel registro in alto. Lungo le pareti laterali trovano posto, invece, le immagini di Tobia e l’Angelo Gabriele a sinistra, e di San Dioniso l’Areopagita a destra, databili tra fine cinque e inizio seicento. Segue l’altare maggiore in tufo, il cui paliotto è sormontato centralmente da una croce radiata ed è fiancheggiato da ampie volute. Nell’abside sovrastante notevole è il dipinto con la Deesis, in cui predomina l’immagine di Cristo benedicente con ai lati la Vergine e San Giovanni Battista, eseguito da anonimo frescante nei primi decenni del 1300. Infine, la prima navata sinistra termina anch’essa con un pregevole altare barocco in pietra, nella cui alzata prospettica era posta la statua di Santa Lucia, ora conservata presso il museo dell’A.B.M.C.
It is a rock settlement located to the north, outside the old town centre and now incorporated into the urban fabric. Formerly known as “Sant’Angelo della Rizza”, it is one of the most interesting hypogean environments of the city, due to the structural system and the existing wall paintings.
Its construction probably dates back to the tenth century, built as a hermit foundation of the monks of St. Basil, whose presence on the territory Altamura is attested in numerous rock churches (see the crypts of Iesce, San Giorgio, in Fornello area). The brickwork facade has, above the entrance portal, a sixteenth century niche decorated with Corinthian capitals, where the stone statue of St. Michael the Archangel is kept, a work, with a clear late -Renaissance setting, made at the end of the XVI century. The interior, entirely dug into the tufa, consists of low vaults, supported by five pillars that divide the church into four aisles, and it is embellished with a tiled floor made in Laterza in 1690. Despite originally presenting itself entirely painted, the crypt still preserves frescoes worthy of note, including, on the first pillar on the left, the image of half- bust Saint Lucia whose predominant stylistic character dates her back to the fourteenth century, and, in the next column, the coeval Saint Nicola dei Greci, by the hallowed headwith with a solemn face and blessing pose. On the backdrop of the first right nave a font embedded in the wall is found, framed with decorations in racemes of the eighteenth century and topped by a scroll, whose recording recalls the link at one time existing with the michaelico sanctuary of Gargano.The second right aisle ends with the baroque altar in polychrome stone dedicated to the eponymous saint of the church, whose seventeenth-century effigy of Saints Lorenzo and Leonardo is clearly visible in the upper register. Along the side walls you can find, instead, the images of Tobias and the Angel Gabriel to the left, and those of St. Dionysius the Areopagite on the right, dating back to a time between the end ofthe sixteenth and the beginning of the seventeenth between. It follows the main altar in tuff, whose frontal is centrally surmounted by a radiate cross and it is flanked by large spiral scrolls. In the above apse the painting of the Deesis is remarkable, in which the image of the blessing Christ flanked by the Virgin and St. John the Baptist predominates, made by anonymous fresco artist in the first decades of 1300. Finally, the first left aisle also ends with a fine Baroque stone altar, on which in a raised perspective the statue of Saint Lucia was placed, now preserved at the museum of ABMC in Altamura.