ORARI MUSEI

MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE - VIA SANTERAMO, 88 ALTAMURA (BA)

Il Museo Nazionale Archeologico di Altamura (in provincia di Bari) sorge nelle vicinanze del centro storico della città, in località “La Croce”, zona archeologica di grandissima importanza e ricca di testimonianze che vanno dall’età del Bronzo fino alla tarda età ellenistica. L’itinerario museale, che parte dal Paleolitico e giunge fino all’età Tardoantica, espone oggetti recuperati nelle necropoli di Altamura, Gravina in Puglia, Toritto, Cassano Murge, Ginosa e Laterza.

Il percorso di visita si articola su due piani. Al primo piano il percorso cronologico parte dalla Sezione preistorica e giunge alla Sezione tardoantica. Al centro si apre la sala delle mostre temporanee. Il secondo piano è dedicato alla sezione Paleolitica nella quale si inserisce la scoperta della grotta di Lamalunga. Attraverso calchi, ricostruzioni, spettacolari scenografie ed infine il percorso di un tunnel buio con splendide immagini delle concrezioni viene proposto il viaggio in grotta e si sopperisce all’impossibilità di accedere al complesso ipogeo.

Feriali: 8.30 – 19.30
Sabato e festivi: 8.30 – 13.30
Chiusura: 1° gennaio, 1° maggio, 25 dicembre
Possibilità di accesso per i disabili solo al piano terra

Audioguide;
Bookshoop;
Visite guidate su prenotazione (Tel. 080 3117679)
Laboratori didattici per le scuole elementari e medie
Biblioteca specializzata in archeologia
Archivio grafico e fotografico

Tel/ Fax 080.3146409
e-mail: museoarch.altamura@arti.beniculturali.it
Sito web: www.altamura.cchnet.it
Tel. 080.3149896

Museo etnografico - Piazza S. Teresa, Altamura

Il Museo della civiltà contadina nasce nel 1980 grazie all’operato di Pietro Locapo, collezionista e sorvegliante archeologico che aveva raccolto nel tempo circa mille oggetti relativi alla cerealicoltura, alla viticoltura, alla pastorizia, ad alcuni mestieri artigianali, al sistema dei trasporti a trazione animale, ai giochi infantili ed all’abbigliamento tradizionale di un periodo grosso modo compreso tra la fine del 1800 e gli anni ’30 del secolo scorso. Inizialmente collocata in un palazzo cittadino, la collezione Locapo è stata acquisita dal Comune nel 1986 ed è stata spostata nell’ex carcere in piazza Santa Teresa(in origine convento dei Padri Teresiani). Oltre agli oggetti raccolti da Locapo, negli anni si sono aggiunti altri piccoli nuclei di manufatti. Alla memoria di Locapo è dedicata una sezione museale che “racconta” della sua vita e delle sue attività.

Orari apertura: da lunedì a venerdì: 8.30-13.00

Apertura pomeridiana: martedì e giovedì: 15.30-19.30

Per informazioni sulle visite guidate, anche in giorni e orari diversi da quelli da calendario, chiamare il signor Manicone al num. 368/982934.

sito internet: www.comune.altamura.ba.it

ABMC

L’Archivio Biblioteca Museo Civico (A.B.M.C.) è ubicato al piano terra del grande edificio che ospita il Liceo-Ginnasio “Luca de Samuele Cagnazzi” in Piazza Zanardelli 30, un’area alberata con aiuole al cui centro è collocato il Monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale.
L’edificio che lo ospita è stata la sede conventuale dei PP. Domenicani e costituisce il naturale prolungamento della Chiesa di San Rocco (meglio conosciuta come S. Domenico)

L’A.B.M.C. segue il seguente orario:

dal lunedì al venerdì ore 10.00-13.00; 16.00-19.00
sabato ore 10.00-12.30

Piazza Zanardelli, 30 – 70022 Altamura (Bari)
Tel. e Fax 080.311 17 08

www.abmcaltamura.it

Presidente: abmc.presidente@libero.it

Segreteria rivista storica “Altamura”: abmc.rivista@libero.

PROLOCO

Si effettuano visite guidate presso:

-Cattedrale e Matronei

-Centro storico (claustri, chiese minori, palazzi storici…)

-Musei, Pulo e grotte

-paesaggio murgiano

La Proloco è aperta tutti i giorni dalle 10:00 -13:00 / 17:00 – 20:30

proloco.altamura@libero.it – www.prolocoaltamura.it

080/ 3143930

 

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ITINERARI

 

Itinerario 1 - LE VIE DEL PANE

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Il Pane, come elemento base della dieta delle popolazioni dell’alta Murgia. La tradizione ci racconta di un pane impastato dalle donne tra le mura domestiche, e portato a cuocere in forni pubblici. Ogni famiglia aveva il suo timbro di ferro utile a marchiare il pane con le iniziali del capo famiglia, operazione che avveniva nei tradizionali forni pubblici di quartiere. Fino alla metà del secolo scorso si poteva udire per le strade di Altamura, il grido del fornaio che annunciava, l’avvenuta cottura del pane. Anche l’attività molitoria doveva essere concentrata tutta in Altamura, considerato che agli inizi del 1600 esistevano ben 26 impianti di trasformazione in piena attività.

Il Pane di Altamura viene prodotto ancora oggi seguendo l’antica ricetta tramandata di generazione in generazione da contadini e pastori, sin dal medioevo. La qualità del pane di Altamura DOP è garantita dal Consorzio di Tutela CT, investito dalle funzioni di controllo, promozione e valorizzazione e di vigilanza contro qualsiasi forma di contraffazione.

  • Visita della Cattedrale della Madonna dell’Assunta (l’unica costruita nel 1232 per volontà dell’Imperatore Federico II di Svevia);
  • Visita del Molino artigianale Dibenedetto;
  • Visita presso forno a legna Digesù;
  • Museo del pane “Forte”.

Durata 2 ore e 30 circa. E’ possibile inserire la visita guidata al museo del pane “Forte”, solo in caso di gruppi non superiori a 20 persone.

 

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Itinerario 2 - L'UOMO DI ALTAMURA, VIAGGIO NELLA PREISTORIA

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Siti: Museo Archeologico Nazionale di Altamura (ingresso gratuito) + Museo dell’Uomo di Altamura o centro visite Lamalunga (ingresso con ticket di 4 €, riduzione per bambini e comitive indicato nel sito www.uomodialtamura.it). L’itinerario prevede un percorso incentrato sull’eccezionale ritrovamento dello scheletro di un Uomo di Neanderthal ad Altamura. Conosceremo i dettagli di questa importante scoperta immergendoci nella preistoria, per poi vivere un’esperienza virtuale in 3D che ci permetterà di visitare la famosa grotta di Lamalunga dove tutt’ora è custodito l’importante scheletro fossile.

Durata: 2 ore e 30 minuti circa.

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Itinerario 3 - PAESAGGIO NATURALISTICO -

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it-flag-flat Il percorso prevede visite a siti di rilevanza naturalistico-paesaggistica, cime parco Lamena, murgia Sant’Elia, murgia Catena, il Pulo, Lamalunga, ecc, di rilevanza carsico geomorfologica come Lame, Grotte, Doline, Dirupi, punti panoramici caratteristici del territorio altamurano, scoperta della flora attraverso i profumi e della fauna.

La durata del percorso guidato dura 1/2 GIORNATA O TUTTA LA GIORNATA.

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Itinerario 4 - ITINERARIO STORICO-ARCHITETTONICO-ARCHEOLOGICO -

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Si tratta di itinerari mirati alla conoscenza di strutture-monimenti caratteristici del patrimonio architettonico nel territorio circostante: Masserie, Iazzi, Mungituri, Tratturi, Villaggi pastorali, Pozzi e siti di particolari rilevanza archeologica quali Necropoli (Casal Sabini, Lamena), Tombe, antiche abitazioni (casette di Castigliolo), cripte (San Giorgio, Iesce), Ipogei (Villaggio di Pisciulo).

Le guide saranno sempre in numero non inferiore a 2, a seconda del tipo di escursione richiesta e del target

La durata del percorso guidato dura 1/2 GIORNATA O TUTTA LA GIORNATA.

Le Orme dei Dinosauri, l’Uomo di Altamura, il Pane di Altamura

LE ORME DEI DINOSAURI

13084187_1003962183020126_686132349_n(Foto di Luca Bellarosa)

Orme dei dinosauri

L’unicità di Altamura è attestata anche da migliaia di impronte di dinosauri che sono state scoperte nel 1999, al di fuori della città nella cava De Lucia, in Via Santeramo. Oltre 25.000 impronte di almeno 5 specie diverse di dinosauri sono state conservate nel fango nella zona Pontrelli di Altamura. Lo strato stratigrafico risale probabilmente al periodo Cretaceo, più precisamente al periodo Santoniano (83,5 – 85,8 milioni di anni fa). È la scoperta più importante e meglio conservata in Italia ed in Europa.Il clima in Puglia, durante quel periodo di tempo, era molto diverso daquello di oggi: un clima tropicale, molto più caldo. Ciò ha consentito la conservazione delle impronte; esse furono asciugate dal sole prima di essere coperte da altri strati calcarei. Si può immaginare che questi animali si spostassero su una sorta di pianura fangosa, un fango carbonato chiaro in cui hanno lasciato le loro impronte, anche abbastanza profonde. In alcune impronte è possibile vedere i fori dove il fango è rimasto attaccato al piede del dinosauro. In alcuni casi, si può vedere l’articolazione del piede o le pieghe della pelle. Le impronte che sono state studiate finora sono state attribuite ai dinosauri ornitischi, probabilmente ornitopodi (con tre dita).I Marginocephalia e iThyreophora non sono esclusi. Tutti questi dinosauri sono erbivori. Si presume che questi dinosauri fossero più piccoli rispetto ai loro coetanei. L’area in cui vivevano era geograficamente isolata. Pertanto, vi era meno spazio e necessità per loro di evolversi tanto enormi come gli altri dinosauri.Le impronte sono importanti perché possono fornire informazioni su diversi aspetti: l’apparato scheletrico del movimento, la postura, la camminata, il comportamento, e le preferenze di velocità e ambientali dei dinosauri. Il sito offre anche un contributo alle ricostruzioni paleo-ambientali e paleo-geografiche. Infatti ha fatto cambiato la precedente assunzione di una regione in parte sommersa che si pensò fosse la Murgia tanti milioni di anni fa. I dinosauri hanno bisogno di un ambiente ampio e stabile al fine di trovare cibo a sufficienza. La cava è un candidato per la lista del patrimonio mondiale dell’UNESCO. Le impronte lasciate dai dinosauri nella cava De Lucia, non possono essere visitate per il momento perchè saranno sottoposte a lavori di restauro e speriamo che siano incluse in un parco archeologico ad hoc.Impronte di dinosauri sono state scoperte in varie località in Italia (Liguria, Veneto, Toscana, Campania, Sardegna). Per esempio, nel sito Icnologico di Lavini di Marco (Rovereto, regione di Trento), impronte e tracciati relativi a più di 200 dinosauri del periodo Giurassico (Lias periodo, circa 200 milioni di anni fa) sono stati rilevati.Tuttavia, la cava De Lucia, con le sue migliaia di impronte è un sito unico. Anche se sono rimaste intatte per milioni di anni, purtroppo negli ultimi 14 anni hanno subito solo degrado e deterioramento e necessitano quindi un intervento urgente di restauro. L’espropriazione della cava da parte della Soprintendenza dei Beni Culturali, annunciata nel 2011, è finalmente avvenuta. Speriamo solo che la gravità di abbandono durato anni (e ancora in corso), possa cessare e un serio lavoro di salvaguardia possa iniziare subito per evitare che le numerose impronte subiscano ulteriori atti di vandalismo e di erosione dovuti agli agenti atmosferici.

 

eng-flag-flat1 Dinosaur footprints

The uniqueness of Altamura is also attested by thousands of dinosaur foot prints that have been discovered in 1999 outside the city, in De Lucia quarry, in Via Santeramo. Over 25.000 foot prints of at least 5 different species of dinosaurs have been preserved in the Altamura mud. The stratigraphic layer probably dates back to the Cretaceous period, more precisely the santonian period (83,5 – 85,8 million years ago). It is the most important and best preserved discovery in Italy and in Europe.

The climate in Apulia, during that time period, was very different from today’s one: a tropical climate, much warmer. This permitted the conservation of the prints; they were dried by the sun before they were covered by other calcareous layers. One can imagine these animals moving around on a sort of muddy plain, a clear carbonate mud in which they left their imprints, quite deep even. In some foot prints it is possible to see the holes where mud was taken attached to the foot of the dinosaur. In some cases, one can see the articulation of the foot or the folds of the skin. The footprints that have been studied so far have been ascribed to the ornithischian dinosaurs, probably ornithopods (with three toes). Marginocephalia and thyreophora are not escluded. All of these dinosaurs are herbivores. It is assumed that these dinosaurs were smaller than their contemporaries.  The area in which they lived was geographically isolated. Therefore, there was less room and need for them to evolve as enormous as other dinosaurs.

The prints are important because they can give information about different aspects: the skeletal motor apparatus, posture, the walk, behavior, speed and environmental preferences of dinosaurs. The site also offers a contribution to paleo-environmental and paleo-geographic reconstructions. Infact it changed the previously assumption of a partially submerged region that was thought to be the Murgia millions of years ago. Dinosaurs need a large and stable environment in order to find enough food. The quarry is a candidate for UNESCO’s world heritage list. The footprints left by dinosaurs in the De Lucia quarry,cannot be visited for the time being as they will be shortly undergo restoration work and hopefully they are expected to be included in an ad-hoc archaeological park. Dinosaur footprints have been discovered in various places in Italy (Liguria, Veneto, Tuscany, Campania, Sardinia). For instance, at the ichnological site of Lavini di Marco (Rovereto, Trento region), footprints and trackways related to over 200 dinosaurs from the Jurassic period (Liasperiod, about 200 millions years ago) have been detected. However, the De Lucia Cave, with its thousands of footprints is a unique site. Although they had remained intact for so many years they started to deteriorate in the last 14 years and so a urgent action needed to be taken. The expropriation of the quarry by the Superintendence of Cultural Heritage, announced in 2011, has finally occurred. Let’s just hope that the severity of neglect lasted years (and still ongoing) may come to an end and serious work can start to prevent the numerous foot prints from undergoing more vandalism and erosion due to the atmospheric agents.

 

L'UOMO DI ALTAMURA

L'uomo di Altamura

L’uomo di Altamura

Nell’ottobre 1993, un gruppo di speleologi altamurani appartenenti al CARS, mentre esploravano la grotta di Lamalunga, una delle numerose grotte carsiche della regione, scoprirono lo scheletro completo di un uomo preistorico risalente a circa 130.000 anni fa. L’uomo era rimasto intrappolato nella grotta, che fa parte della zona della Murgia di Altamura ed è attualmente uno dei suoi elementi più significativi. Essa è costituita da diverse gallerie situate non troppo in profondità sotto la superficie calcarea, che è attraversata da fosse verticali.Ad un certo punto nella lunga storia della grotta, è difficile dire esattamente quando, i reperti paleontologici furono depositati e successivamente dispersi a causa dell’afflusso periodico di acqua; in seguito, i ritrovamenti furono coperti da concrezioni. Si può accedere alla galleria principale tramite un pozzo verticale molto stretto, alla cui base si trovano massi di pietre e un imponente conoide. Sul terreno sono disseminate per lo più ossa complete di animali, che mostrano concentrazioni più elevate in alcune zone; esse appartengono a iene, cervi, daini e cavalli e sono coperte da una lastra calcarea sottile, così come, in alcuni casi, da concrezioni”a forma di corallo”. Le stesse concrezioni, producendo un forte impatto visivo, coprono i resti dello scheletro umano che si trova nella zona denominata “Abside dell’uomo”.Alcune delle ossa, in particolare il cranio rovesciato, sono state spostae proprio dall’afflusso di acqua, che in passato era presente nella grotta. Sono di notevole interesse per gli studi paleontologici umani, in quanto forniscono un’opportunità unica per studiare l’unico scheletro completo al mondo che sembra essere particolarmente ben conservato anche nelle sue parti anatomiche più fragili, come le pareti interne delle orbite.La decisione di non rimuovere lo scheletro da questo sito, dato che esso è cementato nelle concrezioni calcaree, ha aumentato le difficoltà e il tempo necessari per uno studio approfondito; inoltre l’analisi delle immagini ha permesso di attribuirlo a un Homo sapiens arcaico che mostra alcune caratteristiche che saranno tipici della Neandertalians. Per garantire la conservazione, non è possibile visitare i resti paleontologici all’interno della grotta di Lamalunga, ma gli studiosi e i visitatori possono visionare un filmato registrato della grotta nei suoi minuziosi dettagli tramite monitors collocati nel Museo Archeologico Statale di Altamura e nella Ragone Masseria Lamalunga, quest’ultima si trova a soli 800 metri dalla grotta dell’uomo di Altamura.Esaminando le ossa, è chiaro che si tratta di un maschio (si può dire dal bacino) di circa 1,60 o 1,65 metri di altezza (misurazione del femore) che probabilmente raggiunse un’età di 35 anni. Il cranio è molto interessante perché mostra caratteristiche di due specie umane: per di più (il viso, la mascella e la lunga testa piatta) sono caratteristiche de lHomoerectus (che ha fatto la sua strada in Europa circa poco più di 500.000 anni fa). Ma le creste pronunciate sulle orbite sono tratti caratteristici del Neanderthal (Homo sapiens neanderthalensis), che era in Europa, forse già 300,000 anni fa e si estinse intorno a 28,000 anni fa. Pertanto l’uomo moderno italiano non deriva da questo scheletro o da queste specie. Una ipotesi vuole che l’uomo (durante la caccia) sarebbe caduto accidentalmente nella grotta (dall’ingresso originale) e non potendo venire fuori sarebbe morto di fame. Egli non si ruppe nulla nella caduta. Probabilmente avrebbe cercato una via d’uscita e sarebbe giunto alla fine della grotta. Bisogna sapere che migliaia di anni fa la grotta era certamente diversa e alcuni passaggi stretti erano più spaziosi. Si noti che all’interno della grotta non c’è luce se non solo quella che arriva dall’ingresso. Un buio totale avrebbe potuto porare l’omo in una situazione di panico. Altra teoria vuole che egli sarebbe morto al di fuori della grotta e trasportato dentro dall’acqua o trascinato fino all’estremo angolo attuale.Il campione osseo recuperato nel 2009, che corrisponde ad una porzione della scapola destra, ha permesso l’estrazione del DNA e la misurazione di alcune caratteristiche morfologiche.  I nuovi risultati collocano lo scheletro in un periodo compreso tra i 170 mila e i 130 mila anni fa, cioè nella fase finale del Pleistocene Medio, diversamente dalla maggior parte dei reperti neandertaliani europei che invece risalgono al Pleistocene Superiore. “Si tratta perciò di un fossile unico e di inestimabile valore scientifico. È l’esemplare di Neandertal più antico e completo di cui si possieda anche il DNA.

mappa cava uomo di Altamura

(mappa della Grotta dell’ Uomo di Altamura nella Cava di Lamalunga)

 

 

 

 

 

 

 

volto1  Il volto dell’uomo di Altamura

Uno studio, grazie a diverse tecniche di imagini applicate allo scheletro ritrovato nella grotta di Lamalunga, in Puglia, svela il volto dell’Uomo di Altamura. Infatti due paleo-artisti olandesi, Adrie e Alfons Kennis, sono riusciti a ricostruire il volto dell’Uomo di Altamura. Dalla ricostruzione risulta che l’Uomo di Altamura avesse un corpo tarchiato, bacino largo statura non elevata, circa 1,65m, fronte sporgente, cranio allungato posteriormente, naso grande probabilmente dovuto all’adattamento alla penultima glaciazione.Il risultato più sorprendente della ricerca è il cranio, che ha appunto una conformazione decisamente arcaica, proprio per questo il reperto è importantissimo. Questa ricostruzione permetterà di aprire una nuova stagione di ricerche che si spera possano chiarire aspetti importanti dell’evoluzione umana. Il modello dell’Uomo di Altamura verrà esposto in un’area appositamente dedicata al nuovo polo museale della località pugliese che verrà inaugurato nei prossimi mesi. L’operazione, promossa dal Comune di Altamura e dalla Soprintendenza archeologica della regione Puglia, si è avvalsa dei dati ottenuti in più di cinque anni di studi e analisi, condotti grazie alla collaborazione tra scienziati italiani e speleologi del Centro Altamurano Ricerche Speleologiche.

 

eng-flag-flat1 The Man of Altamura

In October 1993, a group of spelaeologists exploring the Lamalunga cave, one of the numerous karstic caves in the region, run into the complete skeleton of a prehistoric man dating back to about 130,000 years ago. The man had remained trapped in the cave, which is part of the Altamura Murge area and is currently one of its most significant elements. It is made up of several galleries extended not far beneath the limestone surface, which is crossed by vertical pits. At a given stage in the long history of the cave, it is difficult to say precisely when, the palaeontological findings were deposited and subsequently dispersed on account of the periodical inflow of water; later on, the findings were covered by concretions. The maingallery in the cave, which is currently inactive and suspended on the bottom of the valley, can be accessed via a verticalpit, at whose base collapsed stones and an imposing depositconoid can be found. On the soil there are spread mostly complete bones of animals, which show higher concentrations in some areas; they belong to hyenas, deers, fallowdeers, and horses and are covered by a thin calcareous sheet as well as, in some cases, by “coralshaped” concretions. The same concretions, producing a major visual impact, cover the remains of the human skeleton located in the area called “the Man’s Apse”. Some of the bones, in particular the overturned skull, were moved about by the inflow of water that in the past was present in the cave. They are of outstanding interest for human palaeontological studies, as they provide a unique opportunity for studying the only complete skeleton existing in the world that appears to be especially well preserved also in its most fragile anatomic parts, such as the internal walls of the orbits. The decision not to remove the skeleton from this site, the skeleton being cemented to calcareous rock, has increased the difficulties and time required for an in-depth study; still, image analysis allowed attributing it to an archaicHomo sapienss howing some features that will be typical of Neandertalians. To ensure the conservation it is not possible to visit the paleontological remains within the Lamalunga cave, but scholars and visitors can view a recorded footage of the cave in its minute details through monitors placed both the Archaeological Museum of Altamura and to Masseria Ragone Lamalunga, the latter is located at just 800 meters from the cave of the Altamura man.

Examining the bones, it is clear that it concerns a male (one can tell from the pelvis) of about 1.60 or 1.65 meters in height (measuring the femur) who probably reached an age of 35. The skull is very interesting because it shows characteristics of two human species: most (the face, the jaw and the long flat head) are characteristic for the Homo erectus (who made his way into Europe about little over 500.000 years ago).  But the pronounced ridges over the eye sockets are characteristic features of the Neanderthal (Homo sapiens neanderthalensis) who was in Europe possibly as early as 300.000 years ago and became extinct around 28.000 years ago.  Thus modern Italians (or humans) do not derive from this skeleton or these species.

Theory is that the man (while hunting) fell down into the cave (from the original entrance) and was unable to come out and eventually starved to death. He did not break anything in the fall. He probably walked around in search of an exit and arrived at end of the cave. Know that thousands of years ago the cave was different and some narrow passages were more spacious for sure. Note that inside the cave there’s no light besides arriving from the entrance. A total darkness can lead to panic. Other theory is that he died outside the cave and was washed inside by water or the water washed him into the corner. The bone sample, recovered in 2009 that corresponds to a portion of the right scapula, has allowed the DNA extraction and the measurement of certain morphological characteristics.The new findings place the skeleton in a period between 170 thousand and 130 thousand years ago, that is the final phase of the Middle Pleistocene, unlike most European Neanderthal artifacts that date back to the the Upper Pleistocene, instead. “This is therefore a unique fossil of inestimable scientific value. It is the oldest and most completeNeanderthal specimen of which the DNA is also known.

The face of the Altamura Man

A study, thanks to different imaging techniques applied to the skeleton found in the Lamalunga cave, in Puglia, reveals the face of the Man of Altamura. In fact, two Paleo-Dutch artists Adrie and Alfons Kennis, were able to reconstruct the face of the Man of Altamura. The reconstruction shows that the Man of Altamura had a stocky body, a wide pelvis, not very high in stature, about 1.65m, a bulging forehead, an elongated skull in the rear part, a big nose probably due to the adaptation to the penultimate glaciation. The most striking finding of the research is the skull, which has just a very archaic shape, that is why the finding is extremely important. This reconstruction will open a new era of research that will hopefully clarify important aspects of human evolution.The Altamura Man model will be exhibited in a dedicated area for the new museum center of the Apulian town which will be inaugurated in the coming months. The operation, promoted by the municipality of Altamura and the Archaeological Superintendence of Puglia region, has benefited fromthe data obtained in more than five years of study and analysis, conducted through collaboration between Italian scientists and cavers of the Altamura speleological research center (CARS).

 

 

IL PANE DI ALTAMURA

 

foto pane di Altamura  Il pane di Altamura

(fonte: “Regolamento Pane di Altamura D.O.P.”)

Il pane, come elemento base del regime alimentare delle popolazioni dell’Alta Murgia, prodotto tradizionalmente in grandi pezzature, nella sua forma caratteristica, denominata “u sckuanète”, era impastato prevalentemente dalle donne tra le mura domestiche, e portato a cuocere in forni pubblici. La produzione del pane era dunque un atto corale, sul piano sociale e culturale, nel quale la sfera familiare e privata si incrociava con quella pubblica. Per evitare che le pagnotte si confondessero, il fornaio procedeva a marchiarle con le iniziali del proprietario o del capofamiglia, iniziali che erano impresse su un timbro di ferro. Solo allora procedeva ad infornarle. La principale caratteristica del pane era la durevolezza, indispensabile per assicurare il sostentamento di contadini e pastori nelle settimane che trascorrevano lontano da casa, al lavoro nei campi o nei pascoli, sulle colline murgiane. Il pranzo di questi lavoratori consisteva infatti essenzialmente in una zuppa di pane insaporita con olio di oliva e sale.La principale caratteristica del pane era la durevolezza, indispensabile per assicurare il sostentamento di contadini e pastori nelle settimane che trascorrevano lontano da casa, al lavoro nei campi o nei pascoli, sulle colline murgiane. Il pranzo di questi lavoratori consisteva infatti essenzialmente in una zuppa di pane insaporita con olio extravergine di oliva e sale.Il pane di Altamura viene prodotto ancora oggi seguendo l’antica ricetta tramandata di generazione in generazione da contadini e pastori, sin dal Medioevo. Immutati nel corso dei secoli sono gli ingredienti – sfarinato di grano duro, lievito madre, sale e acqua -, così come il processo di lavorazione, articolato in cinque fasi: impastamento, formatura, lievitazione, modellatura, cottura nel forno a legna.Oggi “il pane di Altamura” è il centro di un’intensa produzione industriale, in grado di rispondere alle esigenze e alle tendenze del mercato, pur mantenendo un forte senso di continuità con la tradizione, mantenendo altresìla sua identità originaria e competenze lavorative all’interno di un contesto tecnologicamente modernizzato e sempre più automatizzato. Uno degli aspetti più significativi del “pane di Altamura”, unitamente al suo sapore e digeribilità, è la sua capacità di lunga conservazione (il pane mantiene il suo piacevole gusto per due – tre giorni dalla data di produzione).

Forme di pane

Tra le forme tradizionali e quelle più in uso oggi dobbiamo annoverare:

  • “u skuanète” (dialetto per pane sovrapposto)
    Questo pane è ampiamente Veniva tradizionalmente impastato in casa e portato al panificio del quartiere dove il fornaio dava all’impasto la forma di sovrapposizione, contrassegnava con un marchio di legno o di ferro sul quale erano incise le iniziali del capo famiglia, quindi lo cucinava e, circa un’ora dopo, apriva il forno per consentire che la crosta formatasi si asciugasse e diventasse croccante. Quando la cottura era finita, il fornaio, dopo che il pane posto su tavole di legnosi era raffreddato, consegnava il pane casa per casa servendosi sempre ditavole di legno dello stesso tipo precedentemente utilizzate per raccogliere l’impasto. La consegna a domicilio veniva pagata con un pezzo di pasta cruda (di circa 300 g.), chiamata nel dialetto locale come “ceci”.

 

2-“U puènemuèdde” (pane morbido o pane del contadino)
Questo pane era fatto tradizionalmente per gli agricoltori e i pastori che continuavano a vivere durante i loro lunghi soggiorni nelle fattorie (di solito 15 giorni). I processi di impastamento, formatura e cottura sono uguali a quelli utilizzati per il pane sovrapposto. Oggi, grazie alla modernizzazione delle tecniche di macinazione, invece della semola di grano duro si usa comunemente la semola rimacinata, che conferisce al paneun colore paglierino anziché il tradizionaleambro.

  • “U peccelatidde (pane capriccio)

Realizzato tradizionalmente e mangiato in attesa della cottura ultimatav del pane “sckuanéte” (pane sovrapposto). Il nome deriva dalla necessità di soddisfare il desiderio dei bambini (capriccio) di mangiare il pane senza aspettare.

4- “U cuappidde de prèvete” (pane a forma di cappello del prete)
Questo tipo di pane non ha molta parte morbida. Era fatto di pezzi di    pasta date dalle massaie al fornaiocome pagamento per il suo servizio di consegna.

5-“La panèdde de Sand’Andonje” (pane di Sant’Antonio)
Pane votivo realizzato per le feste religiose di San Antonio di Padova (13 giugno); San    Giuseppe (19 marzo) e Sant’Anna, patrona dei panificatori (26 luglio). Esso è benedetto su piccoli altari allestiti in case private e distribuito ai seguaci che spesso lo tenevano in cucina delle loro case per un anno come simbolo di protezione. Attualmente il pane di Sant’Antonio è fatto anche per le feste di Santa Rita, venerata nella chiesa di Sant’Agostino, e della Madonna del Buoncammino, nel santuario consacrato a Lei.

6- “La fecazzéde de la Maculète” (piccola focaccia dell’Immacolata)
Questo pane è fatto per la festa dell’Immacolata Concezione (8 dicembre). Una volta era l’unico pane ad essere consumato alla vigilia della festa (7 dicembre), dopoche la campana della Cattedrale aveva scoccato mezzogiorno. Attualmente il pane dell’Immacolata è fatto esclusivamente dai panettieri e viene venduto al dettaglio o su richiesta.

Pane di Altamura 1 Pane di Altamura DOP

Il lievito madre è l’ingrediente più importante del pane di Altamura DOP. È un lievito naturale che apporta un contributo notevole alla digeribilità e

alla conservabilità del prodotto. Al lievito madre si uniscono l’acqua, certificata dall’Acquedotto pugliese, il sale marino e la semola rimacinata di grano duro, delle varietà “appulo”, “arcangelo”, “duilio”, “simeto”, coltivate nei seguenti comuni: Altamura, Gravina in Puglia, Poggiorsini, Spinazzola, Minervino Murge.Il disciplinare europeo circa il pane D.O.P. di Altamura riconosce due forme: il pane accavallato (u skuanète) dalla foggia alta e il pane a cappello di prete (u cappidde de prèvete) dalla forma bassa.

Il marchio DOP

Il Pane di Altamura è stato il primo prodotto europeo a fregiarsi del prestigioso marchio DOP conferitogli dall’Unione Europea nel 2003 nella categoria merceologica “Panetteria e prodotti da forno”. La

“Denominazione di Origine Protetta”, nota con l’acronimo DOP, è un marchio di tutela giuridica attribuito a quei prodotti agroalimentari le cui caratteristiche qualitative dipendono dall’ambiente geografico di

produzione. La combinazione di questi elementi consente di ottenere

un prodotto di massima qualità, unico e inimitabile nel sapore, gusto e colore.

Il bollino garanzia di autenticità

È il bollino che garantisce al consumatore la certezza della DOP. Esso viene apposto direttamente sul pane, prima che venga infornato, oppure in-

collato su un involucro microforato utilizzato per il confezionamento delle pagnotte.

 

eng-flag-flat1 The bread of Altamura

(Source: “Regulations for the P.D.O. Altamra Bread.”)

 

The bread, as a basic element of the diet in the Alta Murgia populations, traditionally produced in large pieces, in his characteristic form, called “u sckuanète”, was mixed and kneaded largely by women in their homes, and taken topublic bakeries in order to be baked. The production of the bread was therefore a choral act, socially and culturally, in which the family and the private sphere came into contact with the public one. To prevent the loaves from getting mixed up, the baker used to mark them with the initials of the owner or the head of the family, initials which were printed on an iron stamp. Only then did he proceed to bake themThe main characteristic of the bread was the durability, indispensable to ensure the sustenance of farmers and shepherds in the weeks they would be spending away from home, working in the fields or pastures, on the Murgia hills. The lunch consisted for these workers basically of a bread soup flavoured with extra virgin olive oil and salt. Altamura bread is still produced today,since the Middle Ages,following the ancient recipe handed down by farmers and shepherds throuh generations. The ingredients have remained the same over the centuries – durum wheat flour, natural yeast, salt and water – as well as the manufacturing process which consists of five stages: mixing-kneading, moulding, rising of the dough, shaping, baking in a wood burning oven.Today “Altamura’s bread” is the center of an intense industrial production, capable of responding to the needs and trends of the market, though maintaining a strong sense of continuity with tradition by keeping its original identity and working skills within a technologically modernized and an ever increasing automated context.
One of the most significant aspects of “Altamura’s bread”, together with its flavour and digestibility, is its prolonged capacity of preservation (the bread keeps its nice taste for two/three days from the date of production).

The shapes of Bread

Among the traditional forms and the most used today it is only right to mention:

  • uskuanète” (dialect for overlapped bread)
    This bread is largely consumed nowadays. It was traditionally kneaded at home and taken to the neighborhood’s bakery where the baker used to give the dough the overlapping shape, mark it with a wooden or an iron stamp on which the initials of the head of the family were engraved. Then He would bake it and, about an hour later, he would open the oven in order to allow for the formed crust to dry out and become crusty. When the baking was finished, the baker, after the bread had cooled down on wooden planks, used to have the bread delivered house – to- house on the wooden planks of the same type previously used to pick up the dough. The baker-delivery was paid with a piece of raw dough (about 300 g.), known in the local dialect as “cecì”.
  • 2- “u puènemuèdde” (soft bread or farmer’s bread)
    This bread was traditionally made for farmers and shepherds housed to live on it during their long stay sat the farms (usually 15 days). The kneading, molding and baking processes are the same as those used for the overlapped bread. Today, due to the modernization of the milling techniques, instead of durum wheat flour, re- milled wheat flour (“semola in Italian”) is commonly used, which gives the bread its straw-colouring instead of the traditional amber one.
  • 3- “u peccelatidde” (tantrumbread)
    Traditionally made and eaten while waiting for the sckuanéte (overlapped bread) to be baked. The name derives from the necessity to satisfy children’s desire (tantrum) to eat bread without waiting.
    Name: u puène a ‘mmenza stufe (bread on the stove)
    This is a special bread, meant for the city’s richer families or made on special occasions, like weddings. The finest quality of durum wheat semolina (like the one known as the “Senatore Cappelli”) was used for this valuable bread
  • .4- “u cuappidde de prèvete” (priest’shatshapedbread)
    This type of bread doesn’t have much soft part. It was made out of pieces of dough given to the the delivery baker by housewives as a payment for his service.5- “la panèdde de Sand’Andonje” (Saint Antony’sbread)
    Votive bread made for the religious festivals of Saint Antony of Padova (13th June); Saint Joseph (19th March) and Saint Anne, patroness of bakers (26th July). It is blessed on small altars set up in private houses and distributed to followers who often used to keep it in the kitchen of their homes for a whole year as a symbol of protection. At present time Saint Antony’s bread is also made for the festivals of Saint Rita, who is venerated in Saint Augustine’s church, and of the Madonna del Buoncammino (Our Lady of the Good Travel), in the sanctuary consecrated to her.

6- “la fecazzéde de la Maculète” (the Immaculate’s small focaccia bread)
This bread is made for the festivity of the Immaculate Conception (8th December). Once it was the only bread to be eaten on the vigil of the festivity (7th December), after the Cathedral’s bell had struck noon. At present the Immaculate’s bread is made solely by bakers and it is sold retail or on request.


The PDO Altamura bread 

The culture yeastis the most important ingredient of PDO Altamura bread. It is a naturally prepared yeast that confers to the product a significant contribution to its digestibility and long shelf-life. Other ingredients are water, certified by Acquedotto pugliese, sea salt and durum wheat re-milled flour (semolina) derived from durum wheat varietes “appulo”, “arcangelo”, “duilio”, “simeto”, which are cultivated within the territory of the following municipal areas of: Altamura, Gravina in Puglia, Poggiorsini, Spinazzola, Minervino Murge.

 

The P.D.O.trademark

The bread of Altamura was the first European product to be awarded the prestigious DOP conferred to it by the European Union in 2003 in the product category “Bread and bakery products”. The”Protected Designation of Origin”, known by the acronym PDO, is a legally protected trademark attributed to those food products whose quality characteristics depend on the geographic production. The combination of these elements allows to obtain a top-quality product, unique and inimitable flavour, taste and colour.The European disciplinary about the D.P.O. bread recognizes two shapes: the overlapped bread (u skuanète) from the high shape and the priest’s hat bread (u cappidde de Prevete) from the low shape.

The stamp of authenticity guarantee
It is the label that guarantees consumers the certainty of the PDO. It is applied directly onto the bread prior to its baking, or glued on a microperforated wrapping used for the packaging of bread loaves.

 

 

PRODOTTI TIPICI

IL PADRE PEPPE, ELISIR DI NOCE

Padre Peppe – La Storia.

Nei primi anni dell’800 in un convento di Altamura,  il frate cappuccino Giuseppe Ronchi cominciò a coltivare un sogno: creare un elisir che curasse l’anima ed il corpo dalle fredde noti d’inverno e dalle infuocate calure estive. Per raggiungere questo scopo, sentiva che avrebbe potuto crearlo solo nel rispetto della natura e utilizzando solo ciò che la natura stessa regalava all’uomo. Un giorno, mentre osservava il noceto del chiostro, si illuminò: raccolse le noci ancora nel mallo verde e sentì che il suo sogno stava per realizzarsi. Ci vollero alcuni anni per mettere a punto la ricetta, ma a frà Giuseppe non mancava certo la pazienza. La sua scrupolosità e il suo desiderio di creare qualcosa che facesse in futuro pensare a lui con gratitudine, fecero il resto. Oggi, gustando il Padre Peppe, non possiamo che essere grati a frà Giuseppe e al suo bellissimo sogno.

eng-flag-flat Padre Peppe – The History.

In the early 19th century in a monastery of Altamura, the capuchin friar Giuseppe Ronchi started fostering a dream: producing an elixir to cure body and soul on a cold winter’s night and hot summer days. He felt that this could only be achieved by respecting nature and using mother’s nature gifts. One day, while he was looking at the walnut grove of the cloister, he had an idea: he picked the walnuts which still were in their green bull and he felt his dream was about to come true. It took several years to develop the final recipe, but friar Giuseppe had plenty of patience. His scrupulosity and his desire to create something which would have made people think of him with gratitude in the future did the rest. Now when we sip Padre Peppe we cannot fail to be grateful to friar Giuseppe and to his wonderful dream.

La Ciallèdde

 

foto cialledde

 

 

 

 

 

 

 

INGREDIENTI

Rappresenta il modo più tipico altamurano di utilizzare il pane.

Pane di altamura raffermo tagliato a fette sottili e olio extravergine di oliva

BRODO

½ litro di acqua
una cipolla affettata
tre spicchi di aglio vestiti
gambo di sedano
pomodorini spremuti sulle fette di pane
sale q.b.
prezzemolo e peperoncino

Tagliare il pane a fette sottili, sistemarle nel piatto. Far bollire l’acqua con tutti gli ingredienti fino a cottura delle verdure e poi versare il tutto sulle fette di pane. Condire con olio extra-vergine di oliva.

VARIANTE

Con l’uovo in camicia.
Con le patate.
Con le olive nere.
Con le cime di rape.

I contadini mangiavano la Ciallédde “jind o piatte metetùre”, il piatto dei mietitori, un piatto di creta, a tronco di cono rovesciato, smaltato all’interno e usato anticamente nel periodo della mietitura del grano.

 

 

eng-flag-flat1 La Ciallèdde
It is the typical way to use and eat Altamura bread.
Ingredients:
Altamura stale bread, cut in thin slices and extra-virgin olive oil.

Broth:
½ litre of water;
1 sliced onion;
3 cloves of garlic;
1 stick of celery;
few cherry tomatoes;
a pinch of salt;
parsley and red-chilli pepper.

Cut the bread in thin slices and lay them on the plate. Cook all the ingredients and pour the broth onto the sliced bread. Season with extra-virgin olive oil.

Options:
With one poached egg in the broth.
With potatoes;
With black olives;
With “cime di rape”(top turnips).

 

The farmers used to eat the Ciallédde, served in the traditional plate made of clay used by the reapers, that had the shape of an inverted cone, glazed in its internal part and formerly used during wheat harvesting.

 

 

 

 

RICETTE

liquore

LIQUORI

“PADRE PEPPE” CASALINGO
Questa ricetta è la versione casalinga del liquore brevettato dal Caffè Striccoli, già Ronchi (u Pàtre Péppe du Cuafé Rònche), ubicato in corso Federico II di Svevia ad Altamura.
Ingredienti: 1 litro di alcool; 13 noci verdi; 600 ml di acqua; 400 gr di zucchero; noce moscata; cannella; qualche chiodo di garofano.
Preparazione: mettere in infusione nell’alcool le noci sminuzzate (raccolte entro le prime due settimane di giugno) assieme alla noce moscata, la cannella e i chiodi di garofano. Chiudere ermeticamente il contenitore e lasciare al buio fino a Natale. Di tanto in tanto scuotere il recipiente per favorire il passaggio in infusione delle sostanze solubili. Giunto il momento, passare il tutto con l’apposito torchietto. Preparare uno sciroppo con l’acqua e lo zucchero ed aggiungerlo al prodotto torchiato. Lasciar maturare per qualche settimana prima di filtrare.

CENTERBE DELLE MURGE
Ingredienti:
 1 litro di alcool; 5 gr di ciascuna delle seguenti piante (solo foglie): alloro; basilico; assenzio; cedrina; finocchietto selvatico; maggiorana; malva; malvacchione; menta a fiori rossi; menta piperita; mentastro; mirto;ombrellino pugliese;  origano; rosmarino; ruca a fiori bianchi; ruchetta; ruta; salvia; sedano; timo a fiori bianchi; camomilla (foglie e fiori); robrina (solo fiori); sambuco; 400 ml si acqua; 250 gr di zucchero.
Preparazione: mettere in infusione tutte le erbe nell’alcool. Chiudere il recipiente ermeticamente e lasciare riposare al buio per due o tre settimane. Per tutto questo periodo agitare il recipiente un paio di volte al giorno ed aggiungervi uno sciroppo preparato con l’acqua e lo zucchero. Dopo qualche giorno filtrare nuovamente e lasciare riposare per qualche settimana prima di consumare.

VINCOTTO DI FICHI
Ingredienti:
 fichi e acqua.
Preparazione: mettere i fichi in una casseruola ripiena per metà d’acqua. Collocare sul fuoco e rimestare continuamente fino a che i fichi non si saranno disfatti. Togliere dal fuoco e filtrare con un panno schiacciando i fichi per spremere tutto il succo. Rimettere sul fuoco a fiamma bassa finché il liquido non si addensi e assuma un colore brunastro. Per verificare se il vincotto “è arrivato”, mettere un cucchiaio in un piatto e passarci un dito sopra: se il liquido non si richiude subito al passaggio del dito, il vincotto ha raggiunto la giusta consistenza. Far raffreddare e imbottigliare.

VINCOTTO DI UVA
Ingredienti: 2 litri di mosto di vino; 50 gr di polvere di tufo o cenere.
Preparazione: mettere il mosto in una pentola con la cenere racchiusa in un sacchetto di stoffa ben legato e cuocere a fuoco lento per 10-15 minuti. Togliere il sacchetto con la cenere, lasciar raffreddare e filtrare attraverso un passino fine. Rimettere sul fuoco finché il liquido non risulterà abbastanza denso.

liquore

DOLCI

TARALLINI CON IL VINO BIANCO
Ingredienti:
 1 kg di farina 00; 100 gr di sale; 200 ml di olio d’oliva; un bicchiere di vino bianco secco.
Preparazione: impastare tutti gli ingredienti e ricavare dei cordoncini lunghi 10 cm, per 1 cm di diametro. Chiudere i cordoncini a cerchio. Lessare i tarallini in abbondante acqua, togliendoli non appena vengono a galla. Farli asciugare, quindi passarli in forno a 180/200° per circa 20 minuti.

TARALLI CON LE UOVA
Ingredienti: 1 kg di farina 00; 5 uova; 100 gr di lievito naturale; 50 ml di alcool etilico; 100 ml di olio di oliva.
Preparazione: lavorare bene tutti gli ingredienti finché la pasta risulti liscia e lucida. Ricavare dei cordoncini di 15/20 cm di lunghezza e 1 o 2 cm di diametro. Incidere i cordoncini con un coltello longitudinalmente e chiudere a cerchio. Passare in forno molto caldo, finché i taralli avranno assunto un bel colore dorato.

MOSTACCIOLI

Ingredienti: 1 litro di vincotto; ½ kg di farina 00; ½ kg di semola rimacinata;; 100 gr di cioccolato fondente grattugiato; un cucchiaio di cacao amaro; 150 gr di zucchero; 100 gr di mandorle tostate e tritate; una buccia di limone e una di arancia grattugiate; mezzo bicchiere di olio d’oliva; 150 gr di latte; ammoniaca per alimenti; qualche chiodo di garofano tritato.
Preparazione:
 riscaldare il vincotto e versarlo in una scodella. Incorporare tutti gli ingredienti amalgamandoli bene. Se l’impasto dovesse risultare troppo morbido, aggiungere altra farina. Foderare una teglia con carta da forno, spolverizzarla di farina e, con l’aiuto di un cucchiaio, distribuire il composto in tante piccole porzioni di forma tonda. Infornare a 200° per circa 10/15 minuti.

CARTELLATE

È un dolce tipicamente natalizio.
Ingredienti: 1 kg di farina 00; 100 ml di olio di oliva; vino bianco quanto basta; un pizzico di sale; olio per friggere; zucchero a velo; cannella; vincotto (facoltativo).
Preparazione: setacciare la farina e disporla a fontana, aggiungere lo zucchero, l’olio, il sale ed un po’ di vino bianco. Lavorare bene finché la pasta non risulterà bella liscia (se necessario aggiungere altro vino bianco). Stendere la pasta in sfoglia sottile sulla spianatoia e, con la rotella dentellata, ricavare delle strisce di pasta di 5 per 10 cm circa. Incidere al centro i rettangoli nel senso della lunghezza, sempre con la rotella. Dopo averle lasciate asciugare un po’, friggere le cartellate in abbondante olio bollente evitando che si colorino troppo. Servire spolverizzando con zucchero a velo e cannella o passare nel vincotto.

NUVOLE
È un dolce tipicamente natalizio.
Ingredienti: 500 gr di fior farina; 5 uova; un cucchiaio di olio; 200 gr di zucchero a velo; cannella macinata; olio per friggere.
Preparazione: impastare la farina setacciata con le uova, l’olio e lo zucchero. Lavorare bene finché la pasta risulti bella liscia. Dividerla in pezzi e poi stenderla sulla spianatoia e ridurla in sfoglia sottile. Tagliare a forma di cartellate e friggere subito in abbondante olio bollente, facendole dorare appena. Disporle su un vassoio e spolverizzare con zucchero a velo e cannella.

ZEPPOLE

Ingredienti: 1 litro di acqua; 750 gr di farina00; 70 gr di burro; un pizzico di sale; un cucchiaio di zucchero; 10 uova; olio per friggere; crema pasticcera; zucchero a velo.
Preparazione: portare ad ebollizione l’acqua con il burro. Versare la farina e lavorare con un cucchiaio di legno finché l’impasto si staccherà dalle pareti della pentola. Togliere dal fuoco e lasciare raffreddare. Aggiungere le uova uno alla volta finché l’impasto risulterà abbastanza morbido. Mettere la pasta in una siringa da pasticcere con trafila piuttosto grossa e dentellata. Dare forma con la siringa a dei taralli su quadrati di carta stagnola. Versare abbondante olio in padella e, quando sarà pronto per friggere, immergervi le zeppole poggiate sulla carte oleata. Le zeppole si staccheranno dal supporto appena inizieranno a gonfiarsi. Rimuovere la stagnola e completare la cottura. Guarnire con crema pasticcera e zucchero a velo.

SOSPIRI

Ingredienti: 10 uova; 300 gr di zucchero; 300 gr di amido.
Per la crema: 1 litro di latte; 6 tuorli d’uova; 200 gr di farina 00; 250 gr di zucchero.
Preparazione: montare gli albumi a neve, aggiungere i rossi e delicatamente mescolare; aggiungere lo zucchero un po’ per volta e l’amido a pioggia, sempre mescolando delicatamente dall’alto verso il basso. Versare il composto nelle formine di 10 cm di diametro e 5 cm di altezza. Infornare a 180° per circa 15-20 minuti. Una volta raffreddati, farcire i “sospiri” di crema pasticcera attraverso un foro praticato nella parte superiore. Ricoprire con glassa bianca e decorare con un confettino sferico e argentato.

TORTA ROSATA

Ingredienti: 600 gr di zucchero; 600 gr di mandorle sgusciate; 12 uova; 100 gr di cioccolato fondente; la buccia grattugiata di un limone; cannella; zucchero a velo.
Preparazione:
 scottare le mandorle, pelarle e tritarle finemente aggiungendo un po’ di zucchero. Montare gli albumi a neve ed incorporarvi, sempre mescolando, i tuorli, lo zucchero, le mandorle tritate, la buccia del limone e la cannella. Ungere una teglia da forno e spolverizzarla di farina. Versarvi l’impasto e aggiungere il cioccolato fondente a pezzi sulla superficie. Infornare e far cuocere a 180° per circa un’ora. Fare raffreddare e sfornare. Spolverizzare con zucchero a velo. È più buona se consumata dopo un paio di giorni.

 

liquore

PRODOTTI CASEARI

LA LAVORAZIONE DEL LATTE
L’ambiente rurale dell’Alta Murgia ha da sempre condizionato le attività degli uomini che in esso si sono insediati. I ritrovamenti di bollitoi per il latte in rame risalenti al neolitico testimoniano la chiara vocazione silvo-pastorale del territorio, che ha determinato il fiorire, dal 1500 in poi, dell’industria armamentizia organizzata negli iazzi e nelle masserie di Murgia.

IL CANESTRATO PUGLIESE
Il canestrato pugliese è un formaggio a pasta dura semicotta e a maturazione da 3 a 12 mesi circa, prodotto con latte di pecore allevate nella parte nord-occidentale della Murgia. Il formaggio viene preparato riscaldando il latte di pecora fino a circa 40°, togliendolo dal fuoco e aggiungendovi il caglio naturale. Dopo 20-25 minuti avviene la coagulazione del latte. Si procede quindi alla rottura della cagliata e infine alla raccolta del coagulo in un unico pezzo. La cagliata viene quindi divisa in più parti che sono sistemate nei canestri in pezzature di 8 kg circa. Il formaggio viene quindi “curato” tramite salatura, a secco nei primi giorni, con la salamoia che si produce spontaneamente con il siero emesso dal formaggio nei giorni successivi e, infine, con olio di oliva fino a completa maturazione.
A stagionatura completata si presenta di colore giallo paglierino più o meno intenso, tessitura compatta e occhiatura rada, con occhi ripieni della caratteristica “lacrima”.
Il gusto è deciso con aroma fragrante, caratteristiche strettamente correlate al tipo di alimentazione del bestiame, la cui dieta è costituita prevalentemente dalle essenze vegetali tipiche degli altopiani della Murgia.

LA SCAMORZA
Dalla pasta di formaggio fresco fatta leggermente acidificare per circa 12 ore si ottiene questo particolare formaggio tipico della Murgia. Quando la pasta è pronta si affetta in un recipiente e si copre con acqua bollente. Si lavora con un raminatoio fino a quando prende a filare. Quindi si passa alla lavorazione con le mani conferendo a pezzi di idonea grandezza la caratteristica forma a fiasco. Una volta data la forma alle scamorze, le si immergono in acqua fredda per 1-2 ore. Si passano quindi in salamoia per circa 24 ore e, dopo averle legate alle estremità di uno spago a due a due, si appendono ad asciugare.

LA RICOTTA
Dalla ricottura del siero avanzato dopo l’estrazione del formaggio si ottiene, appunto, la ricotta.
Il siero colato viene messo sul fuoco e, rimestando in continuazione, portato alla temperatura di 60°. Si aggiunge un po’ di latte intero e, quando si raggiunge la temperatura di 79°, vi si immerge un rametto di caprifico per favorire l’affioramento della ricotta, che avviene subito dopo. Questa procedura di blanda acidificazione non è condivisa dai “puristi”, i quali sostengono che la ricotta deve affiorare senza l’aggiunta di alcun additivo, ancorché naturale. Si raccolgono i fiocchi di ricotta con un apposito cucchiaio e si versano in contenitori di giunco (i “fuscelli”). La ricotta si consuma freschissima.

liquore

 

LE CONSERVE

 

POMODORINI A GRAPPOLI (de la cocchije, vernìle, p’ appénne)
Il pomodorino è un ingrediente fondamentale della cucina murgiana, ogni pietanza, anche la più semplice, condita o accompagnata con esso acquista fragranza e sapore. Per questo motivo si ha molta cura nell’assicurarsi una buona provvista di pomodorini. È un rito che si ripete ogni anno e si celebra attenendosi rigorosamente a delle regole non scritte ma rigorose, dalla scelta del seme alle cure colturali, alla raccolta, alla preparazione e alla conservazione.
Preparazione: se si vuole che il pomodorino si conservi bene fino a Pasqua ci si deve attenere ai seguenti criteri:
tipo di varietà: pomodorini a grappoli, tondeggianti, del diametro di 2-3 cm ed appartenenti ad ecotipo locale;
coltivazione: in terreni siliceo-calcarei e senza acqua di irrigazione (ciò favorisce un buon ispessimento della buccia e uno scarso contenuto d’acqua, caratteristiche necessarie per garantire una sana e duratura conservazione);
raccolta: luglio-agosto, prima dei temporali estivi.
Preparazione del grappolo (còcchje): prendere una cordicina lunga 2 metri, piegarla in due parti uguali e, con le estremità rivolte verso l’alto a partire dalla base, disporre i grappoli di pomodori agganciandoli alla corda. Quando si sono formate due cataste parallele dell’altezza di 10-15 cm, annodare tra loro due cordicine all’apice delle due cataste. A partire dal nodo continuare l’accatastamento dei grappoli fino ad un’altezza massima di 70-80 cm, annodando le corde ad intervalli di 10-15 cm.
Conservazione: senza nessun additivo chimico o fisico, appendere il grappolo in un locale fresco ed asciutto. Se il procedimento è stato rispettato alla perfezione, si potranno mangiare pomodori in ottimo stato di conservazione fino alla successiva Pasqua.
FICHI SECCHI
Hanno avuto un ruolo molto importante nell’alimentazione dei popoli del Mediterraneo, fino alla scoperta dello zucchero, o fino alla scarsa disponibilità degli stessi. I fichi secchi sono o cotti fanno parte delle provviste di tutti i comuni della Murgia, sostituendo spesso il pane. Il fico è una pianta tipica mediterranea e sulla Murgia cresce anche spontaneamente il caprifico (prefike), che è una varietà di fico dai frutti piccoli e violacei. La linfa bianca dell’albero, che cola anche dal picciolo tagliato del fico, viene utilizzata ancora oggi dai pastori murgiani come caglio per la ricotta (i rametti di caprifico, intagliati nella corteccia, si calano nel siero per favorire il formarsi della ricotta).
Preparazione: una volta raccolti, si mettono interi ad essiccare al sole per 7-8 giorni, avendo cura di rivoltarli spesso.

COTOGNATA

Si prepara ad ottobre-novembre
Ingredienti: 2 kg di mele cotogne, meglio se un po’ verdi; 2 kg di zucchero; la buccia di un limone; 1 litro di acqua.
Preparazione: mettere in una pentola l’acqua, la buccia di limone, le mele cotogne sbucciate e tagliate a pezzi e mezzo chilo di zucchero. Cuocere per un quarto d’ora. Scolare conservando l’acqua di cottura da utilizzare per la gelatina di mele cotogne. Passare al setaccio la polpa e metterla in una teglia. Versare lo zucchero rimanente e, a fiamma bassa, con un cucchiaio di legno mescolare continuamente. Proseguire la cottura finché non si sia addensata, avendo cura che conservi sempre un colore biondo. Ancora calda, versarla nelle formine o stenderla su una spianatoia. Farla asciugare per una settimana in un luogo fresco e asciutto. Quindi, tagliarla a pezzi e conservarla in appositi barattoli.

LA COMPOSTA

Si prepara a luglio-settembre.
Ingredienti: 2 kg di peperoni piccoli e lunghi di colore rosso-verde; 1 cucchiaino di sale; 1 litro di aceto; olio di oliva; aglio; prezzemolo; peperoncino piccante.
Preparazione: lavare i peperoni e tagliarli a rondelle. Metterli in un recipiente, aggiungere un cucchiaio di sale e lasciar riposare per 2 ore, girando di tanto in tanto. Scolarli bene, rimetterli nel recipiente e aggiungere l’aceto, nel quale vanno lasciati in ammollo per 2 ore facendo attenzione che non si disfino. Scolarli e condirli con aglio, prezzemolo e peperoncino tritati. Sistemare il tutto in vasetti e coprire con olio di oliva.

ASPARAGI SOTT’OLIO

Ingredienti: asparagi selvatici della Murgia; aceto; aglio; prezzemolo; olio d’oliva.
Preparazione: mondare gli asparagi ricavandone solo le punte. Mettere in una pentola l’aceto diluito con un po’ d’acqua (10%), l’aglio e il prezzemolo e portare ad ebollizione. Calare delicatamente gli asparagi e sbollentarli per 30 secondi e scolarli. Una volta freddi, sistemarli nei vasetti e ricoprire di olio.

FUNGHI SOTT’OLIO

Si preparano ad ottobre-novembre.
Ingredienti: funghi cardoncelli di piccole dimensioni; aglio; prezzemolo; peperoncino; aceto; olio d’oliva; sale.
Preparazione: mondare i funghi, lavarli e farli scolare. Versare in una pentola l’aceto e portarlo ad ebollizione. Calare i funghi e sbollentarli per 20 secondi. Farli sgocciolare ben bene e sistemarli nei vasetti a strati: condire ogni strato con aglio, prezzemolo e peperoncino tritati e coprire d’olio.

POMODORI SOTT’OLIO

Si preparano a luglio-agosto.
Ingredienti: pomodori secchi, aceto; olio di oliva; prezzemolo; aglio; peperoncino; sale.
Preparazione: lavare i pomodori (preferibilmente i San Marzano) e tagliarli longitudinalmente in due parti. Metterli su un piatto con le parti tagliate verso l’alto ed esporli al sole, avendo cura di coprirli con un velo per proteggerli dagli insetti. Si consiglia di salarli durante l’esposizione al sole. Quando sono completamente disidratati, lavarli per tre volte: due volte in una miscela di acqua (1/4) e aceto (3/4) ed una terza volta con solo aceto. Scolarli e sistemarli a strati nei vasetti. Condire ogni strato con prezzemolo, aglio e peperoncino tritati e coprire con olio.

MELANZANE SOTT’OLIO

Ingredienti: 5 kg di melanzane; 2 litri di aceto; prezzemolo; aglio; peperoncino; olio di oliva.
Preparazione: le melanzane devono essere piccole e senza semi. Sbucciarle e metterle in un recipiente con acqua e sale per non farle annerire. Tagliare a fette longitudinali molto sottili, accatastarle e condire ogni strato con prezzemolo, aglio e peperoncino tritati ed aceto. Mettere la catasta sotto pressione, per 2-3 giorni, sovrapponendo una tavoletta con dei pesi per favorire la fuoriuscita dell’acqua, che va eliminata. Quando le melanzane non emettono più acqua, prendere la catasta intera, senza disfarla, sistemarla nei barattoli di vetro e coprire con olio. Lasciar maturare per qualche giorno prima di consumare.

liquore

CARNE

CUTTURRIDDE
Ingredienti (per 6 persone): 2 kg di carne di agnello in pezzi; 2 foglie di sedano; 10 pomodorini; 2 cipolle; 200 gr di piselli; una manciata di formaggio grattugiato; 200 gr di scaglie di formaggio fresco; 1 uovo a testa; qualche finocchietto selvatico; 300 gr di cicorielle; ½ kg di cardoncelli; sale.
Preparazione: sistemare in una pentola, a strati, l’agnello tagliato a pezzi con le verdure e coprire con l’acqua. Cuocere a fuoco lento schiumando di tanto in tanto. A fine cottura aggiungere le scaglie di formaggio fresco e le uova sbattute con il formaggio. Sistemare nei piatti fette di pane abbrustolito e versarvi la carne, verdure e brodo bollente.

GNUMERIDDE

Ingredienti: coratella e budella di agnello.
Preparazione: spezzettare la coratella e formare degli involtini (gnumèridde) avvolgendo un paio di tocchetti per volta con la budella ben lavata, badando a mettere insieme un pezzo più asciutto (polmone, fegato, milza) con un pezzo più umido (animella, mesentere…). Infilzare allo spiedo e cuocere alla brace evitando che si asciughino troppo. Più rari e prelibati sono gli involtini di sola animella.

TEGLIA DI AGNELLO

Ingredienti: 3 kg di agnello a pezzi; 1 kg di patate; 500 gr di funghi cardoncelli (o di lampascioni); cipolle; prezzemolo; aglio; formaggio; mollica di pane sbriciolata; 5 o 6 pomodorini; pepa, sale; olio di oliva.
Preparazione: disporre i pezzi di carne in una capace teglia da forno. Sistemare con le patate tagliate a pezzi, i funghi e le cipolle. Condire con aglio e prezzemolo tritati, un pugno di formaggio grattugiato, una manciata di mollica di pane. Salare e pepare a piacere. Condire con olio, aggiungere mezzo bicchiere di acqua e infornare. Ai funghi si possono sostituire i lampascioni.

PECORA ALLA REZZAULE

Ingredienti: (per 6 persone): 3 kg di carne di pecora tagliata a pezzi; 700 gr di cipolle preferibilmente lunghe; 700 gr di pomodorini; 150 gr di finocchietti selvatici; 3 o 4 cardoncelli, una cicoriella; 2 patate; 100 gr di piselli; una carota; un peperone piccolo; un po’ di formaggio fresco; 100 gr di pecorino a scaglie; 2 foglie di sedano; sale; peperoncino.
Preparazione: in un’anfora di terracotta (rezzàule) sistemare la carne alternandola a strati di verdura. Coprire bene e mandare al forno a legna dove dovrà cuocere per circa tre ore. Servire caldo ma non bollente.

RAGU’ DI PECORA
Ingredienti: 1 kg di carne di pecora; 1 litro di salsa di pomodoro; 100 gr di olio d’oliva; 6 pomodori pelati (oppure 15 pomodorini); una cipolla, un bicchiere di vino rosso, sale.
Preparazione: mettere l’olio in una pentola, la cipolla intera e, quando questa è soffritta, aggiungere la carne tagliata a pezzi. Farla rosolare, rivoltandola spesso ed aggiungere il sale. Quando la carne è ben rosolata, aggiungere il vino. Fare evaporare e aggiungere i pomodori. Quando il sugo dei pomodori si sarà ristretto, aggiungere a poco a poco la salsa, mescolare e lasciar cuocere per almeno 2 ore a fuoco lento, facendo attenzione a rimestare spesso con un cucchiaio di legno a ad aggiungere, di tanto in tanto, un po’ d’acqua tiepida per diluire la salsa. Per la buona riuscita di questo piatto la carne di pecora non deve essere troppo magra.
Variante: cambiare l’olio della frittura dopo aver rosolato la carne.

SALSICCIA DI MAIALE A PUNTA DI COLTELLO

Ingredienti: 1 kg di salsiccia di maiale; un cucchiaio di sale fino; un pizzico di finocchietto selvatico; un peperoncino tritato finemente; un bicchiere di vino bianco secco; una budella di maiale.
Preparazione: tagliare la carne a pezzetti e metterla in una recipiente con gli altri ingredienti. Amalgamare il tutto e fare insaporire per qualche ora. Tenere il budello a bagno nel vino bianco dalla sera precedente, lavarlo sotto l’acqua corrente prima di utilizzarlo. Riempire con l’apposito imbuto facendo attenzione a non romperlo, e, per evitare le bolle d’aria, pungerlo con uno spillo. La salsiccia si consuma alla brace, al forno con i funghi e le patate, al ragù, in padella o al cartoccio (sotto la cenere, avvolta in carta oleata).

ARROSTO MISTO DI CARNE CON POMODORO E CIPOLLA

Ingredienti: 1 kg di carne di agnello (o di pecora), uno spiedo di involtini (gnumeridde); 500 gr di salsiccia di maiale; 3-4 pomodori; 4-5 cipolle; sale.
Preparazione: infilzare la carne, gli involtini e la salsiccia negli spiedi e arrostire alla brace. A parte arrostire i pomodori, infilati allo spiedo, e le cipolle, direttamente sulla brace. Eliminare dalle cipolle arrostite la parte esterna bruciacchiata, spezzettarle, metterle in un piatto insieme ai pomodori e salare. Quando la carne è pronta, appena tolta dal fuoco, unirla ai pomodori e alle cipolle e lasciare insaporire il tutto per 5 minuti avvolgendolo in un foglio di carta oleata o chiudendolo in un recipiente di terracotta. Servire ben caldo.RANE FRITTE
Ingredienti: 2 rane a persona; aceto di vino bianco; ½ cipolla; una costa di sedano; un ciuffetto di prezzemolo;timo; salvia; pepe in grani; farina di grano tenero; olio d’oliva; sale.
Preparazione:
 marinare le rane, già pulite, per circa mezz’ora nell’aceto assieme con gli aromi. Tolte dalla marinatura, asciugarle, passarle nella farina e friggerle in olio bollente. Salare e servire calde.

 

liquore

PRIMI PIATTI

CAPUNTI
Ingredienti: 
750 gr di semola; 250 gr di farina rimacinata; acqua (quanto ne assorbe).
Preparazione: disporre la farina a fontana, mettervi al centro l’acqua e lavorare finché l’impasto sarà diventato liscio e morbido. Coprire e fare riposare per alcuni minuti. Staccare un pezzo per volta e, lavorando sulla spianatoia, formare dei lunghi cordoncini. Ricavare quindi dei tocchetti di due o tre centimetri di lunghezza e, usando l’indice, il medio e l’anulare, “cavarli” il più profondamente possibile finché non si arrotolano su se stessi.

CAPUNTI CON I FINOCCHIETTI
Ingredienti:
 (per 4 persone) 600 gr di capunti; 1 kg di finocchietti selvatici; 4 cucchiai di olio di oliva; pepe; mollica di pane.
Preparazione: mondare i finocchietti prendendo solo il cuore della piantina perché più tenero, lavarli e farli sgocciolare. Portare ad ebollizione abbondante acqua salata e tuffarvi i finocchietti. Lasciare cuocere per circa 15 minuti. Calare quindi anche i capunti e far cuocere per altri 5 minuti. Nel frattempo far dorare la mollica nell’olio ben caldo. Scolare i capunti con i finocchietti in una zuppiera e versarvi sopra l’olio con la mollica. Spolverare con abbondante pepe, mescolare il tutto e servire ben caldo.

CAPUNTI CON I CARDONCELLI
Ingredienti (per 4 persone):
 600 gr di capunti; 1 kg di cardoncelli; 4 cucchiai di olio di oliva; 50 gr di mollica di pane; 50 gr di pecorino grattugiato; un pizzico di peperoncino tritato.
Preparazione:
 mondare i cardoncelli tenendo solo le parti più tenere, lavare sotto l’acqua corrente e scolare bene. Portare ad ebollizione abbondante acqua salata e calarvi i cardoncelli. Far cuocere per 10 o 15 minuti e aggiungervi i capunti tenendoli sul fuoco per altri 5 minuti. Nel frattempo far dorare la mollica sbriciolata nell’olio ben caldo insieme al peperoncino. Scolare la pasta in una capace zuppiera, versarvi l’olio con la mollica, condire con il pecorino, mescolare bene e servire.

CAPUNTI CON I BROCCOLETTI
Ingredienti (per 4 persone):
 600 gr di capunti; 1 kg di broccoletti; 60 gr di guanciale di maiale; 4 cucchiai di olio d’oliva; 50 gr di pecorino grattugiato; un pizzico di peperoncino tritato.
Preparazione: mondare, lavare e lasciare sgocciolare i broccoletti (mugnulicchje). Portare ad ebollizione abbondante acqua salata, tuffare i broccoletti e fare cuocere per circa 10 minuti. Calare anche i capunti e far cuocere per altri 5 minuti. Nel frattempo in una padella far scaldare l’olio, e soffriggere il guanciale a dadini e il peperoncino. Scolare la pasta con la verdura in una zuppiera, versarvi l’olio con il guanciale, condire con il pecorino, mescolare e servire ben caldo.

CAPUNTI E BROCCOLI
Ingredienti (per 4 persone):
 2 cime di broccoli; 300 gr di capunti fatti in casa; olio di oliva; sale; mollica di pane.
Preparazione: pulire i broccoli e lasciarli per un po’ in acqua fresca. Lessarli in abbondante acqua salata. A cottura quasi ultimata aggiungere i capunti. Portare il tutto a cottura e scolare bene. Si possono condire con un filo di olio crudo, o con olio, mollica fritta e peperoncino, oppure con sugo di pomodoro e formaggio.

CAPUNTINI CON I FUNGHI CARDONCELLI

Ingredienti (per 4 persone): 400 gr di capuntini; 600 gr di funghi cardoncelli; 4 cucchiai di olio di oliva, qualche pomodorino; uno spicchio di aglio; sale; peperoncino.
Preparazione:
 mondare e lavare bene i funghi in acqua fredda per eliminare ogni traccia di terra, strizzarli con delicatezza  e spezzettare i più grossi. Mettere l’olio con l’aglio e il peperoncino in una larga padella sul fuoco. Quando l’aglio sarà dorato aggiungere i funghi, due o tre pomodorini a pezzi (privati dei semi) e un pizzico di sale. I funghi generalmente emettono parecchia acqua, perciò bisogna che questa consumi per circa 2/3. Lessare i capuntini in abbondante acqua salata e scolarli ben al dente. Saltare la pasta nella padella per un minuto affinché si insaporiscano meglio e servire.

CAPUNTINI CON FUNGHI E SALSICCIA
Ingredienti (per 4 persone):
 400 gr di capuntini; 300 gr di salsiccia di maiale; 300 gr di funghi cardoncelli; 1 litro di salsa; un bicchiere di olio di oliva; una cipolla intera; uno spicchio d’aglio; ½ bicchiere di vino rosso; sale.
Preparazione: per la preparazione di questa ricetta sono da preferire funghi cardoncelli di piccola dimensione; se i funghi sono più grandi vanno tagliati a pezzettini. Pulire i funghi, lavarli e farli sgocciolare. Mettere in un tegame metà dell’olio, uno spicchio d’aglio intero ed un peperoncino. Far rosolare l’aglio, aggiungere i funghi lasciandoli cuocere fino a quando tutta l’acqua sarà consumata. Intanto, in un tegame a parte, preparare il ragù di salsiccia: mettere il restante olio e una cipolla intera, far soffriggere la cipolla ed aggiungere la salsiccia sbriciolata facendola rosolare. Tagliare la cipolla ed aggiungere ½ bicchiere di vino rosso. Quando il vino è evaporato, aggiungere la salsa un po’ per volta e lasciare cuocere a fuoco lento per 1 ora. Aggiungere al sugo i funghi cuocendo il tutto a fuoco lento per altri 30 minuti, avendo cura di rimestare spesso. Lessare la pasta, scolarla e mettere in una grande zuppiera, aggiungere tutto il sugo, mescolare, lasciare insaporire per 1-2 minuti prima di servire.

TAGGHIARINE CON LE LENTICCHIE

Ingredienti (per 4 persone): 400 gr di tagghiarine, 200 gr di lenticchie, uno spicchio di aglio; 300 gr di pomodorini; un peperoncino, una costa di sedano; 4 cucchiai di olio di oliva, sale.
Preparazione: lavare le lenticchie e lasciarle a bagno in acqua fredda per circa mezz’ora. Metterle quindi al fuoco con il sedano, due o tre pomodorini, un pizzico di sale e un filo d’olio. A parte soffriggere l’olio, aggiungere i pomodorini spezzettati, il peperoncino e lasciare cuocere per 5 o 6 minuti. Lessare la pasta in abbondante acqua salata, scolare, aggiungere le lenticchie e il sughetto di pomodorini, mescolare e servire. Si può gustare condita anche solo con olio crudo.

TAGGHIARINE CON I FAGIOLI
Ingredienti (per 4 persone): 
400 gr di tagghiarine; 200 gr di fagioli cannellini; uno spicchio di aglio; una foglia di alloro; 2 o 3 pomodorini, una piccola patata; un peperoncino; mollica di pane; 4 cucchiai di olio di oliva, sale.
Preparazione: mettere i fagioli a mollo per una notte. Il giorno successivo sciacquarli, metterli in una pentola con la patata sbucciata, coprire con acqua tiepida e far cuocere a fuoco lento. A metà cottura aggiungere l’aglio, l’alloro, i pomodorini, il sale e terminare la cottura, aggiungendo, se necessario, altra acqua bollente. Quando saranno cotti, tenere da parte metà dei fagioli e passare il resto al passaverdure. Lessare la pasta, scolarla, mescolarla ai fagioli interi e a quelli passati, aggiungere la mollica di pane sbriciolata e soffritta assieme al peperoncino.

ORECCHIETTE
Ingredienti (per 1 kg di pasta):
 900 gr di semola; 2 uova; acqua tiepida (quanta ne assorbe).
Preparazione: disporre la farina a fontana e incorporarvi le uova intere e l’acqua. Lavorare gli ingredienti fino ad ottenere un impasto liscio e morbido. Coprire la pasta perché non si asciughi e, staccandone un pezzo per volta, procedere alla realizzazione delle orecchiette. Lavorare il pezzo di pasta sulla spianatoia fino ad ottenere un cordoncino del diametro di 1 cm circa. Da questo cordoncino tagliare un pezzettino di pasta grosso come un cece e, con la punta del coltello, schiacciarlo e “strascinarlo” dall’alto in basso, facendo attenzione che la pasta resti attaccata al coltello; quindi rivoltare il pezzetto di pasta aiutandosi con la punta del pollice dell’altra mano, ottenendo la tipica forma a cappelletto.

CALZONCELLI DI RICOTTA

Ingredienti: per la sfoglia: 400 gr di semola rimacinata; 4 uova; acqua tiepida;
per il ripieno: 500 gr di ricotta di pecora ben scolata; 4 o 5 tuorli d’uovo; buccia grattugiata di un limone; 3 cucchiai di zucchero, ragù di carne; formaggio pecorino.
Preparazione: impastare la farina con le uova aggiungendo acqua tiepida fino ad ottenere una pasta liscia. Tirare una sfoglia sottile. Setacciare la ricotta ed aggiungervi gli altri ingredienti. Con il bordo di un bicchiere ricavare dalla sfoglia tanti cerchi (circa 50), al centro porvi un cucchiaio di ricotta. Chiudere i dischetti a mezza luna e lessare in abbondante acqua salata per circa 3 minuti. Condire con il formaggio pecorino e ragù di carne.

 

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IL PAESAGGIO DELL’ ALTA MURGIA

Territorio: La Murgia di Puglia e Altamura
Il territorio della Puglia, che è una stretta striscia di terra, può essere suddivisa in cinque sotto-regioni; tre di loro – Gargano, Murge e il Salento- sono composte da una potente sequenza di roccia calcarea che fu depositata in un mare poco profondo durante il Mesozoico, tra i 200 e i 100 milioni di anni fa.In particolare, la Murgia è una vasta area di altopiano, di 50 km in larghezza e 150 km in lunghezza, di forma sostanzialmente rettangolare, con una direzione Nord-Ovest verso Sud-Est; si trova per lo più nel territorio della provincia di Bari, mentre una piccola parte di essa si trova nelle province di Brindisi e Taranto. La parte nord-occidentale,

denominata “Alta Murgia”, è una zona di altopiano non molto elevato che scende gradualmente verso il mare Adriatico con una serie di paesaggi terrazzati. L’intera area è caratterizzata da fenomeni carsici legati alla dissoluzione del carbonato di calcio della pietra a causa della pioggia, che diede origine a grotte, inghiottitoi e doline – alcuni delle quali piuttosto grandi e profonde, localmente definite come “Puli” (vedere il Pulo di Altamura). Questa zona è quasi completamente spoglia di vegetazione e povera in superficie di acqua corrente a causa della fitta rete di crepe di pietra che incanalano tutte le precipitazioni d’acqua verso lo strato carsico sottostante; si tratta di un paesaggio desolato in cui sono state conservate forme tradizionali di insediamento umano. In aggiunta a queste caratteristiche del paesaggio, la zona di Altamura comprende elementi di notevole interesse culturale e archeologico, come mostrato da due località: la cava De Lucia, con migliaia di impronte di dinosauri risalenti a circa 70 milioni di anni fa, e la grotta di Lamalunga, dove giace l’unico scheletro completo di un uomo esistente al mondo risalente au un periodo tra 130,000- 100,000 anni fa. Entrambi sono una testimonianza unica della storia della Terra e delll’evoluzione della nostra specie.

eng-flag-flat1 Territory: the Murge of Apulia and Altamura

The territory of Apulia, which is a narrow strip of land, can be subdivided into five sub-regions; three of them – Gargano, Murge, and Salento – are composed of a powerfu lsequence of limestone rock that was deposited in a shallow sea during the Mesozoic Age, between 200 and 100 million years ago. In particular, the Murge is a wide area of tablel and, 50 Km wide and 150 Km long, of a basically rectangular shape, with a North-West to South-East orientation; it is placed mostly in the province of Bari, whilst a minor part of it is located in the provinces of Brindisi and Taranto. The northwestern portion, called “Murgia Alta”, that is high Murgia, is a slightly hilly tableland area sloping towards the Adriatic Sea by a series of blunt-edged terraces. The whole area is marked by karstic phenomena related to the dissolution of calcium carbonate stone by rainfall, which has given rise to caves, swallow holes and dolines – some of them quite large and deep, locally termed as “puli” (see the pulo of Altamura). This area is almost stripped bare of vegetation and poor in surface running water on account of the thick mesh of stone cracks that channel all the rainfall towards the underlying karstic water layer; it is a bleak landscape where traditional forms of human settlement have been preserved. In addition to these landscape features, the Altamura area includes items of outstanding cultural and archaeological interest as shown by two locations – the De Lucia quarry, with thousands of dinosaur footprints dating back to about 70 million years ago, and the Lamalunga cave, where the only complete skeleton of a man existing in our world dating back to 130,000- 100,00 years ago. Both of them bear a unique testimony to the history of Earth and to the evolution of our species.

IL PARCO NAZIONALE DELL’ ALTA MURGIA

foto parco nazionale

Parco nazionale dell’Alta Murgia

(fonte: sito parco nazionale dell’Alta Murgia)

  • Regione: Puglia
  • Provincia: Bari, Barletta, Andria e Trani
  • Comuni: 13
  • Estensione: 68.033 ettari
  • Istituzione: legge 426 del 9 dicembre 1998, D.P.R. 10 marzo 2004
  • Ente gestore: Ente Parco Nazionale dell’Alta Murgia I

Il parco si sviluppa su un territorio steppico che sale dalla costa di Barletta sino all’altopiano calcareo delle Murge che segna il confine con la Basilicata. Sono all’interno dell’area alcune delle cittadine più interessanti della Puglia come Altamura e il capolavoro architettonico di Castel del Monte, storica riserva di caccia di Federico II.

L’istituzione del parco è dovuta alle rilevanti valenze naturalistiche del territorio – che costituisce una delle più importanti aree steppiche d’Italia con la presenza di vari endemismi floristici e una delle maggiori popolazioni di avifauna delle steppe. L’area ha anche una forte valenza paesaggistica e culturale, grazie alla presenza di fenomeni carsici che hanno modellato il calcare della zona (e reso possibili originali architetture rurali: “jazzi” o masserie per pecore, casali, neviere, edicole votive, muretti a secco) e di numerose testimonianze preistoriche come i recenti ritrovamenti dell’Uomo di Altamura. L’aspetto prevalente del territorio è caratterizzato da paesaggi quasi “lunari” che sono frutto di un’azione di erosione millenaria da parte di venti e acque piovane che hanno modellato nei secoli le forme dell’altopiano calcareo, creando un eccezionale patrimonio di fenomeni di origine carsica. I fenomeni carsici più diffusi sono i bacini e le doline (cioè depressioni carsiche) come il Pulo di Altamura con i suoi 550 metri di diametro e 92 metri di profondità e il Pulicchio di Gravina. La conseguenza più evidente del carsismo è la scomparsa quasi totale di un’idrografia superficiale, cioè di corsi d’acqua perenni come laghi e torrenti, di cui oggi si conservano solo i numerosi solchi di erosione, le cosiddette “lame”. L’idrografia sotterranea è invece molto sviluppata e può spingersi fino a 400 metri sotto il livello del mare. Le forme sotterranee più diffuse sono pozzi, inghiottitoi, voragini, caverne e grotte, spesso adornate da formazioni di stalattiti e stalagmiti come quella di Torre di Lesco. La maggior parte della superficie delle Murge oggi si presenta coperta da vegetazione sub- steppica di tipo erbaceo o basso arbustiva. Oggi prevale la presenza di querce lungo il confine settentrionale affacciato verso l’Adriatico. In questo territorio sono state censite circa 1500 specie vegetali, ossia il 25 per cento delle specie presenti su tutto il territorio nazionale. Di particolare rilevanza e varietà sono i micro-paesaggi dei licheni, dei muschi, delle steppe a graminacee o lande in cui crescono alcune specie di stipa chiamate comunemente ‘lino delle fate’. Nei pascoli, in cui si sviluppano le specie endemiche più rappresentative, tra cui le orchidee selvatiche, alcune porzioni sono cespugliate, altre arborate. Lo strato erboso è costituito principalmente da graminacee e si caratterizza per la presenza di ferule e asfodeli. Nei boschi le specie prevalenti sono la roverella, il fragno, la quercia spinosa, il leccio, il cerro e il farnetto.

La fauna che colonizza questi ambienti si è adattata alla vegetazione, anche se la caccia e le modificazioni ambientali hanno portato all’estinzione molte specie presenti sino all’inizio del secolo come il lupo, il capovaccaio, il gatto selvatico, la gallina prataiola. Prevalgono animali di piccola taglia (insetti ed altri invertebrati, uccelli di piccola taglia, micro-mammiferi). L’avifauna è caratterizzata da circa 75 specie, legate perlopiù ad ambienti aperti, colture cerealicole, pascoli, incolti. Molti uccelli infatti nidificano direttamente al suolo come la calandra, la calandrella, l’allodola, la cappellaccia e la tottavilla. Di particolare interesse anche i rapaci; oltre alla poiana, lo sparviero e il lanario, l’Alta Murgia ospita la popolazione più importante e numerosa d’Europa del Falco naumanni, più noto come grillaio, riconosciuta dall’Unione europea come “specie prioritaria di conservazione”. Minore presenza registra la classe dei mammiferi, con circa 25 specie, tra cui il mustiolo, l’arvicola di Savi, il topo selvatico. Tra i predatori vanno annoverate la volpe, la donnola, la faina. Nelle poche aree di bosco sono presenti il tasso e l’istrice.

eng-flag-flat1 High Murgia national park

  • Region: Puglia
    • Province: Bari, Barletta, Andria and Trani
    • Municipalities: 13
    • Extension: 68,033 hectares
    • Institution: Law no. 426 of December 9, 1998, Presidential Decree ofMarch 10, 2004
    • Managing body: National Park Authority of the High Murgia

The park is spread over a steppic territory that goes from Barletta coastup to the calcareous plateau of the Murgia that marks the border with Basilicata. Some of the most interesting towns of Apulia like Altamura and the architectural masterpiece of Castel del Monte, a historic hunting reserve of Frederick II, are within the area concerned.The foundation of the park is due to the significant natural values of the territory – which is one of the most important steppe areas in Italy, with the presence of various endemic flora and one of the largest populations of birds of the steppes. The area has also a high landscape and cultural value and, thanks to the presence of karst phenomena that shaped the limestone of the area (making possible the original rural architecture: “jazzi” or sheep farms, farmhouses, snow-houses, shrines, dry stone walls) numerous prehistoric remains such as the finds of the Altamura Man.The main aspect of the territory is characterized by landscapes almost “lunar” that are the result of an action of a thousand years old erosion caused by the wind and the rainwater which have shaped over the centuries the calcareous plateau forms, by creating an exceptional heritage of karstic phenomena. The most widespread are the karstic basins and sinkholes like the Pulo of Altamura with its 550 meters in diameter and 92 meters deep and the Pulicchio of Gravina. The most obvious consequence of the karst is the almost total disappearance of surface hydrography, perennial watercourses that is perennial watercourse such as lakes and streams, of which today only the numerous erosion furrows, the so-called “lame” remain.The underground hydrography is much more developed and can reach up to 400 meters below sea level. The most common forms are underground wells, sinkholes, chasms, caverns and caves, often adorned with stalactites and stalagmite formations like the cave of Torre di Lesco. Most of the Murgia area, today, is covered with sub-steppe vegetation of the herbaceous or low shrub type.Today the presence of oak trees along the northern border facing towards the Adriatic prevails. In this area about 1,500 plant species have been counted, that is 25 percent of the species present on the whole national territory. Of particular relevance and variety are the micro-landscapes of lichens, mosses, steppe grasses or lands in which some sort of stipa commonly called ‘flax of the fairies’ grows.In the pasture, we find the most representative endemic species among whichwild orchids, some are bushy, other arboraceous. The grass layer is mainly composed of graminaceous plantsand it is distinguished by the presence of ferule (a type of giant wild fennel plant) and asphodels. In the woods the prevailing species are the downy oak, theQuercus trojana(another type of oak), the Kermes oak, holm oak, turkey oak and quercus farnetto. The fauna that colonizes these environments has adapted itself to the vegetation, although hunting and the environmental changes have led to extinction many species from the beginning of this century like the wolf, the Egyptian vulture, the wild cat, the little bustard. Small animals prevail (insects and other invertebrates, small birds, micro-mammals).The wild birds of this area are characterized by about 75 species, mostly related to open environments, cereal crops, pastures, uncultivated grounds. In fact, many birds nest directly onto the ground like the grille, theshort-toed lark,the Skylark, the crested lark and the woodlark. Of particular interest are the birds of prey; besides the buzzard, the sparrow hawk and the Lanner, the High Murgia houses the largest and most numerouspopulationof Kestrel hawk in Europe, best known as the lesser kestrel, recognized by the EU as “priority conservation species “. Amphibians by their nature arefound in the vicinity of karst ponds, tanks or wells. The arid and rocky environment that characterizes the High Murgia is the ideal habitat for many species of reptiles. Among these, because of the fact that they present only here, the gecko Kotschy and leopard snake arouse interest. The populations of thecommon tortoise are also significant. The class of mammals registers smaller presence, with about 25 species, among which the shrew, the Savi’s water vole, the field mouse. Among the predators the fox, the weasel, the marten must be enumerated. In the few forest areas the rate and the porcupine are present.

IL PULO

 

Pulo di Altamura

Il celebre Pulo di Altamura, situato a circa 6 chilometri dalla città, è uno squarcio nell’orizzonte, senza dubbio il fenomeno carsico più imponente dell’Alta Murgia,un’enorme dolina con un diametro di circa 500 metri e 92 metri di profondità.Malgrado la sua forma assomigli molto ad un cratere, la sua origine non è vulcanica, bensì carsica.
Le pareti del versante nord, che sono quelle a pendenza praticamente verticale, presentano numerosi anfratti e grotte naturali probabilmente abitati in epoca preistorica da ominidi, che con il procedere dell’evoluzione naturale avrebbero dato origine alla specie cui appartiene l’Uomo di Altamura (uomo di Neanderthal) ed il suo clan, il cui rinvenimento è avvenuto in un luogo non lontano dal Pulo.
Grazie al suo particolare microclima, il Pulo è diventato habitat ideale di alcune specie vegetali e animali rari nel resto del territorio murgiano, come il corvo reale che nidifica sulle pareti scoscese del Pulo.Molti degli oggetti qui ritrovati sono ora conservati al museo Nazionale Archeologico di Altamura.

eng-flag-flat1 The famous Pulo of Altamura, located approximately at 6 km from the city, is a glimpse into the horizon, without a doubt the most impressive karst of High Murgia, a huge sinkhole with a diameter of about 500 meters and 92 meters deep. Despite its look as much like a crater, its origin is not volcanic, but karstic.The walls of the northern slope, which are those in almost vertical slope, have numerous ravines and natural caves probably inhabited in prehistoric times by hominids, that with the natural evolution process would have given rise to the species to which the Man of Altamura (dating to Neanderthal man times) and his clan belong, whose discovery occurred in a place not far away from the Pulo.Thanks to its special microclimate, the Pulo has become an ideal habitat of several rare plant and animal species in the rest of the Murgia, like the raven that nests on the steep walls of the Pulo. Many of the objects found here are now preserved in the National Archaeological Museum of Altamura.

LA FLORA

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Il parco dell’Alta Murgia sfoggia una intensa varietà di flora e fauna, in una molteplicità che conferisce al paesaggio un’immagine unica e caratteristica. Tra specie animali e vegetali l’aria si arricchisce di aromi e si popola di richiami, mentre gli sfondi sfumano dall’alto di folte chiome alla sottigliezza degli steli, o si infrangono violentemente al passaggio fulmineo di un rapace.

 La flora si presenta all’altezza del paesaggio in cui germoglia. Si innalzano dominatrici le querce, in ampia maggioranza nella zona, accompagnate in numeri inferiori dal cipresso e dal pino d’Aleppo. A quest’ultimo sono dedicati impianti di rimboschimento attivi dal 1930 che si estendono tanto nei territori interni quanto in quelli costieri della Puglia, per circa 25 mila ettari. I pascoli naturali si popolano di mandorli, nespoli ed olivastri, mentre è la vegetazione erbacea che ricopre i suoli steppici: numerose sono le specie di orchidee selvatiche che crescono in tali aree.

eng-flag-flat1 The High Murgia park displays an intense variety of flora and fauna, in a diversity that gives the landscape a unique and characteristic image. Thanks to the variety of animal and plant species the air is enriched with aromas and it is filled with recalls, while the backgrounds fade away from the dense foliage to the subtlety of the stems, or crumble violently to the instantaneous passage of a bird of prey.The flora stands up proudly at the height of the landscape in which it germinates. The oaks rise domineering, asthey are the large majority in the area, accompanied in smaller numbers by the cypress and the Aleppo pine. To the latter, since 1930, active reforestation plants are dedicated which extend themselves as much in the internal areas as in those coastal regions of Puglia for about 25 thousand hectares. The natural pastures are populated by almond trees, medlars and olive trees, while the steppe soils are covered by the herbaceous vegetation: there are many species of wild orchids growing in these areas.

LA FAUNA

animale murgia 2 luca

(foto di Luca Bellarosa)

Tra la fauna vanno incluse moltissime specie, anche assai curiose. La steppa si vede sorvolata da una importante quantità di uccelli diurni, tra cui anche il cosiddetto falco naumanni, mentre di notte si possono ascoltare i versi di rapaci quali barbagianni, gufi o civette, tra i più comuni. La presenza del falco si dimostra sorprendentemente molto importante nel contesto cittadino, dato che i nidi da esso laboriosamente fabbricati si sposano con le architetture del paese, in una fusione assai genuina e artistica. Ma il tesoro naturale dell’Alta Murgia non si esaurisce con i volatili. Tanti sono gli anfibi che calpestano il suo suolo, come ad esempio il tritone italiano o la vipera. Per quanto concerne i mammiferi, assai comune è l’incontro con volpi, donnole, ma anche faine a tassi, mentre più rara è la comparsa di lupi.

eng-flag-flat1 Among the wildlife many species that are also very curious must be included. The steppe is seen overflown by an important amount of diurnal birds, including the so-called Lesser Kestrel, while at night you can listen to the sounds of birds of prey such as barn owls, long eared owls or eagle owls, among the most common. The presence of the hawk proves surprisingly very important in the urban context, since its laboriously manufactured nests blend in with the architecture of the village, in a very genuine and artistic fusion. But the natural treasure of the High Murgia does not end with the birds. Many are the amphibians that tred on its soil, such as the Italian newt or the viper. As for mammals, it is very common the encounter with foxes, weasels, martens, but also rates and badgers, while the appearance of wolves is rarer.

IL FALCO GRILLAIO

falco grillaio2

(foto di Luca Bellarosa)

Il falco grillaio è un uccello rapace appartenente alla famiglia dei Falconidi. È il più piccolo della famiglia poiché misura appena 33 centimetri di lunghezza con un’apertura alare di 70 centimetri. È possibile distinguere i due sessi per la differente colorazione del piumaggio. Il maschio è bruno con sfumature grigie, mentre la femmina è bruno rossiccia, con barrature nere. Molto simile al gheppio, il falco grillaio si riconosce per l’assenza di macchie scure sul dorso e per la colorazione delle zampe che sono gialle, mentre nel gheppio sono nere.

Il falco grillaio ha un’areale di distribuzione molto vasto che comprende l’Europa, l’Asia e l’Africa. In Europa lo si può trovare nelle regioni meridionali come la Spagna, l’Italia, il Portogallo, la Grecia, la Polonia e l’ex Unione sovietica. Tende a svernare in Africa e in particolare nelle regioni mediterranee. In Italia è presente soprattutto nelle regioni meridionali come Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna. L’habitat naturale del falco grillaio è costituto da territori brulli, aridi e aperti con vegetazione bassa, composta principalmente da erba e arbusti, dove riesce più facilmente a trovare da mangiare. In inverno si stabilisce nella savana africana. È una specie migratrice e frequenta il nostro paese nel periodo della riproduzione, tra marzo e settembre. Il grillaio nidifica prevalentemente in cavità e buchi che in Puglia e Basilicata trova nei sottotetti e nelle facciate dei vecchi edifici dei centri storici.

Il falco grillaio deve il suo nome alle sue abitudini alimentari. La sua dieta, infatti, è composta principalmente da insetti come grilli, cavallette e coleotteri. Nonostante non sia dotato di artigli possenti a volte, riesce a catturare anche roditori e lucertole. La caccia avviene sul terreno con la tecnica dell’agguato. Il falco grillaio è un rapace molto socievole e non teme la presenza dell’uomo. Tende a vivere in piccole comunità, anche durante il periodo della riproduzione. Il falco grillaio è una specie minacciata e vulnerabile e come tale è inserita nella Lista Rossa IUCN per la tutela delle specie a rischi.

eng-flag-flat1 The lesser kestrel
The lesser kestrel is a bird of prey belonging to the Falconidae family. It is the smallest of the family as it measures just 33 cm in length with a wingspan of 70 cm. You can distinguish the two sexes for the different colour of the plumage. The male is brown with shades of gray, while the female is reddish brown, with black strikethrough.Very similar to the kestrel, the Lesser Kestrel can be recognized by the absence of dark spots on the back and for the colouring of the paws which are yellow, while in the kestrel are black.
The lesser kestrel has a very wide area of deployment that includes Europe, Asia and Africa. In Europe you can find it in the southern regions such as Spain, Italy, Portugal, Greece, Poland and the former Soviet Union. It tends to spend the winter in Africa in particular in the Mediterranean regions. In Italy it is present mainly in the southern regions such as Puglia, Basilicata, Calabria, Sicily and Sardinia. The natural habitat of the lesser kestrel is made up of barren lands, arid and open with low vegetation, composed mainly of grass and shrubs, where it is able to find food more easily. In winter it settles in the African savannah. It is a migratory species and attends our country during the breeding season, between March and September. The lesser kestrel nests mostly in caves and holes in Puglia and Basilicata, located under the roof spaces and in the facades of the old buildings of historic centers. The lesser kestrel owes its name to its eating habits. His diet, in fact, is composed mainly of insects such as crickets, grasshoppers and beetles. Although not equipped with powerful claws, it can occasionally capture rodents and lizards too. The hunt takes place on the ground with the ambush technique. The lesser kestrel is a very sociable bird of prey and does not fear the presence of man.

SITI DI INTERESSSE

IL PULO DI ALTAMURA

IL PULOÈ una grande dolina carsica formatasi per erosione e successivo crollo della volta di una cavità sotterranea. Si trova a circa 6 km dall’abitato di Altamura sulla strada provinciale per Quasano, a circa 500 metri s.l.m. Di forma quasi circolare, ha un diametro di 500 metri circa, perimetro di 1800 metri circa, profondità di 80 metri circa. La forma e le dimensioni sono destinate ad evolversi, specialmente per quanto concerne il versante ripido della parete nord dove il confluire delle acque meteoriche dalle due lame, l’una da N-O e l’altra da N-E, proseguono la loro azione erosiva. Il fondo è ricoperto da uno strato di terra rossa, conseguenza della dissoluzione delle pareti ripide sul lato settentrionale. Scoscesi gli altri versanti. Numerose le grotte del versante nord abitate sin dal Paleolitico, come testimoniato dai numerosi reperti rinvenuti: ciottoli incisi, selce, ossidiana e l’eccezionale conchiglia di Cypraea, conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Altamura. Un’altra grotta era adibita ad eremo dove pare abbia vissuto San Guglielmo da Vercelli, fondatore dell’Abbazia di Montevergine. Il particolare microclima, creatosi per via della esposizione delle pareti, della forma e della relativa umidità nei pressi delle grotte, consente il crearsi di una flora e fauna differente per specie, forma e dimensioni rispetto al resto dell’altopiano calcareo. Nidifica una coppia di Corvi Imperiali, il Falco Lanario, varie specie di rapaci notturni e di pipistrelli. Tra le specie vegetali si annoverano orchidee, macchia mediterranea, curiose poi le felci in ambienti ombrati e umidi, e l’ombelico di Venere. Sul fondo, tra la fitta macchia, in primavera avanzata, è possibile ammirare una notevole stazione di Poeonia mascula.

GRAVI TRE PADULO E GURLAMANNA

Grave tre paduliSi tratta di due doline lungo la sp per Corato di origine diversa rispetto al Pulo che è una dolina da crollo. Sono manifestazioni macroscopiche di Carsismo, dovuto cioè all’azione dell’acqua piovana, sia chimica che fisica. Sono doline di “soluzione normale” o “alluvionale”: una zona intensamente fratturata fa da richiamo all’acqua le quali convogliano verso il punto di incontro delle fratture creando la depressione. Le pareti sono dolci e regolari il fondo è ricoperto di terra rossa costituita da sostanze insolubili (ossidi e idrossidi di ferro e di alluminio). La dolina di Gurlamanna presenta al centro un “Votano” di forma cilidrica che affondano nel terreno e sono rivestiti di pietre o tufo a secco, atti a raccogliere l’acqua che affluisce dalle falde superficiali. Sono una sorta di pozzi scoperti. Questi manufatti hnno particolare importanza per l’abbeveraggio degli animali si per piccole irrigazioni in una terra assetata e preiva di idrografia superficiale come l’Alta Murgia.

 

JAZZO LAMA DI NERVI

Lma di NerviScendendo lungo il tratturo scanna pecora incontriamo sulla sinistra, sul fianco di una collina, lo Jazzo lama di Nervi. Gli jazzi sono strutture rurali che affollano l’ Alta Murgia e sono costituiti da ampi recinti di muri a secco, da stalle coperte (lamioni), locali per la lavorazione del latte fornite di un grande camino, e dal mungituro. Gli jazzi sono rigorosamente rivolti verso sud con le “spalle” riparate dai venti di tramontana dalla collina. Sono prospicienti ad una lama sul cui fondo, generalmente, veniva costruita una cisterna (piscina) per la raccolta dell’acqua piovana. A volte gli Jazzi avevano strutture di difesa dai predatori dette paralupi costituite da lastre di pietra sporgenti dalla sommità del muro di cinta. Lo Jazzo Lama di Nervi pur non avendo tutte le strutture descritte ci da lo spunto per ammirare queste unità produttive, in passato, alla base dell’economia dell’Alta Murgia.

POZZI DI ROTA

pozzo di Rota 2La località prende il nome da enormi ruote di pietra nell’interno di due piccoli bacini carsici con al centro due pozzi di acqua risorgiva. Nei periodi particolarmente piovosi si formano due piccoli laghetti. Le macine in pietra testimoniano l’esistenza di attività agricola consistente in coltivazioni di cereali e successiva molitura. Numerosi sono i frammenti ceramici ritrovati nella zona.

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LA CAVA DEI DINOSAURI

Cava Pontrelli - Impronte dei dinosauriLa scoperta risale al 1999. Due geologi, Michele Sarti e Massimo Claps, arrivati nell’area murgiana per conto della Total Fina, per una campagna di indagini petrolifere, attratti da una serie di fossette regolari impresse nel banco roccioso, portarono alla luce, con grande sorpresa, un’immensa area di 12.000 metri quadrati, in cui sono state individuate circa 20.000 orme di dinosauri, risalenti al Cretacico superiore, età compresa tra 70 e 80 milioni di anni fa. Il giacimento, uno dei più ricchi e importanti d’Europa, se non addirittura dell’intero pianeta, ospita orme di più di 200 animali, appartenenti almeno a 5 gruppi di dinosauri, sia erbivori sia carnivori: la grande importanza della scoperta sta, infatti, nell’elevata biodiversità che caratterizzava gli individui presenti contemporaneamente nello stesso luogo. Le dimensioni delle impronte, che oscillano tra i 5-6 cm. e i 40-45 cm., fanno pensare ad animali alti fino a 10 metri. L’intera paleosuperficie presente nella cava, attende oggi una sistemazione e una degna tutela e valorizzazione in termini culturali e soprattutto turistici.

IL CENTRO VISITE DELL’UOMO DI ALTAMURA

CENTRO VISITE UOMO DI ALTAMURAÈ gestito dagli speleologi del CARS (Centro Altamurano Ricerche Speleologiche). A pochi metri dalla masseria è situata la Grotta di Lamalunga, luogo dell’eccezionale scoperta avvenuta il 3 ottobre 1993: si tratta di un fossile di scheletro umano, in ottimo stato di conservazione e integro nella struttura scheletrica; un ominide di circa 165 cm. di altezza, vissuto tra 200.000 e 40.000 anni fa, nel periodo di Neanderthal. Le ossa dell’uomo, incastonate nella parete absidata della Grotta- l’inglobamento dello scheletro, infatti, nelle stalattiti e stalagmiti della parete ne ha permesso la conservazione intatta fino ad oggi, sono quasi completamente ricoperte da concrezioni coralliformi. Tra le varie ipotesi avanzate circa i motivi della morte dell’uomo in grotta, la più accreditata è quella che propone la caduta dello stesso in grotta, durante la caccia; impossibilitato a venirne fuori, fu poi trasportato dal movimento delle acque sotterranee in un braccio secondario della cavità carsica, rimanendo incastrato tra le stalattiti, sommerso dall’acqua. Il CARS ha scoperto ed esplorato la Grotta di Lamalunga, dove sono stati rinvenuti altri resti scheletrici, appartenenti ad animali (daino, cervo, cavallo, iena, volpe e un bovino “preistorico”) e ha accompagnato tale scoperta nella divulgazione e tutela, fino alla fruizione pubblica che avviene presso il centro visite, dove è possibile effettuare un percorso, guidati dal personale specializzato, che comprende: l’inquadramento territoriale con l’illustrazione della grotta di Lamalunga, la visione di un filmato con ricostruzione delle ipotesi scientifiche sulla vita dell’uomo di Altamura, e delle immagini 3D dell’uomo, e infine la visita alla sezione di reperti carsici, mineralogici ed attrezzature speleologiche. Il centro è aperto tutti i giorni, eccetto il lunedì, con i seguenti orari: 10.00-13.00 e 15.30-18.30.

IL VILLAGGIO RUPESTRE DI PISCIULO

pisciuloComplesso sistema di grotte che si articola lungo il torrente Pisciulo a S-O del promontorio calcareo denominato “Murgia Catena”. Si osservano testimonianze abitative e funerarie dell’età del ferro (VIII-VI secolo a.C.); nella zona sono inoltre presenti tre tombe a “grotticella” con dromos di accesso, vestibolo e camera funeraria (VIII-IV secolo a.C.). La presenza di buche nella roccia per l’alloggiamento di pali di sostegno testimonia la presenza di abitazioni.

NECROPOLI LA MENA

Necropoli-LA-MENATre km circa dopo il Pulo, in direzione nord, si trova un’area ricca di sepolcri “a tumolo”. Si presentano come un ammasso circolare di pietrame delimitato da blocchi mediolitici dal diametro tra i 5 e 8 mt (detti anche “specchie”). Al centro è sistemata la sepoltura delimitata da lastre di pietra calcarea. Il corpo veniva collocato in posizione rannicchiata. Le deposizioni erano corredate da vasellame ed oggetti di metallo (bracciali, pendagli, fibule). I vari ritrovamenti hanno consentito di datare la frequentazione dell’area tra il X ed il IV secolo a.C.

CASETTE DI CASTIGLIOLO

Casette di Castigliolo - il grande trulloIn zona murgia Ceraso alle spalle della masseria Casette di Castigliolo è conservata una cinta muraria di forma ellittica, il cui perimetro supera i 2km e l’altezza è di circa 2,5 mt. La cinta è costituita da blocchi a secco la parte esterna e materiale litico di riempimento (empectlon). Lo spessore raggiunge i 4 mt di larghezza. Per quanto riguarda la cronologia di questo circuito murario è molto difficile stabilirla. Essa una struttura tipica di età medievale dal confronto fatto con strutture simili, cioè un villaggio fortificato di età medievale, di forma ellissoidale, posto sulla cima della collina a scopo difensivo. Forse la zona è stata abitata in antico per il materiale raccolto all’interno del circuito consistente i vari tipi di ceramica. La vita deve essersi protratta in questa zona pressoché ininterrottamente dal VII-VI sec. a.C. all’età Romana, come testimonia il ricco materiale archeologico trovato. Essa fu poi abbandonata perché in superficie non è stato trovato materiale che dimostri una presenza umana nel primo periodo medievale. Però la presenza della cerchia muraria, estesa di una forma ben precisa, costruita con una funzione che appare di difesa, ci indica l’occupazione della zona in un’epoca successiva, che da un primo esame potrebbe risalire all’Alto Medioevo.

VILLAGGIO ALTOMEDIEVALE DI BELMONTE

Collina%20di%20BelmonteTrattasi di un insediamento paleocristiano di probabile origine Longobarda, come testimoniato dagli scavi e dai ritrovamenti archeologici. L’ipotesi è che si tratti di una ecclesia baptesimalis collocata al centro di un distretto rurale. A corroborare la datazione proposta è la vasca battesimale che si trova sul fianco meridionale della chiesa, utilizzata nella funzione liturgica del battesimo, che verosimilmente doveva svolgersi per immersione. Questa vasca rappresenta la testimonianza archeologica meglio conservata dell’intero insediamento.

CRIPTA DI SANTA MARIA (MASSERIA JESCE)

JESCE 3Il complesso di Jesce comprende, oltre all’edificio della Masseria (tipico esempio delle masserie fortificate del XV secolo), resti attestanti frequentazione umana ab antiquo, ossia sin dal Neolitico, quali necropoli ed insediamenti ipogeici. Era, comunque, uno dei tanti centri rurali esistenti lungo la via Appia. Nei pressi del casale vi era probabilmente una mutatio (stazione di cambio cavalli). In età medievale essa fu frequentata da traffici e pellegrinaggi. La cripta sottostante l’edificio della masseria appartiene ad un vero e proprio villaggio rupestre. La decorazione parietale comprende una deesis attribuita a Giovanni da Taranto (XIV sec.) con il Cristo Pantocratore al centro fiancheggiato da San Giovanni Battista e dalla Vergine. Il ciclo comprende inoltre una Madonna in trono con bimbo benedicente e reggente nella mano sinistra una melagrana, San Nicola Pellegrino, San Donato. La parte anteriore è decorata con affreschi da Didaco de Simone (XVII secolo) raffiguranti un Centurione e San Tommaso, i Santi Pietro e Paolo, San Domenico, l’Arcangelo, San Francesco d’Assisi ed altri.

CHIESA RUPESTRE DI SAN GIORGIO DI CARPENTINO

SAN GIORGIO DI CARPENTINOIn località Carpentino si trova la suddetta chiesa di San Giorgio. Essa è una piccola cappella di forma trapezoidale. Delle antiche pitture sono rimasti pochi frammenti: l’affresco nella absidiola rappresenta un Crocifisso tra due Marie. Delle quattro figure che adornavano il muro di sinistra restano rappresentati un frate domenicano, San Bernardino e una domenicana (Santa Caterina?). Il Crocifisso è adornato da fiori bianchi. L’impostazione pittorica è di influenza toscana del XIV secolo, giunta a noi in ritardo. Comunque la datazione è successiva al 1450, vista la canonizzazione in quell’anno di San Bernardino.

 

CHIESA RUPESTRE DI SANT’ANGELO DI FORNELLO

SANT'ANGELO DI FORNELLOLa chiesa grotta è ciò che rimane di un antico edificio che doveva essere costruito sopra. Faceva parte di un villaggio rupestre a carattere rurale, tipologia diffusa nella Puglia bizantina. Il toponimo sembra essere legato al significato di “fornellus”, cioè copertura a volte, arcuata, forse in riferimento alla chiesa in muratura scomparsa. Gli affreschi sono in avanzato stato di degrado. Si notano: una deesis ad occupare l’abside, una Maddalena, un principe che offre un modello di chiesa alla Vergine Odegitria (che indica la via) con il bambino in braccio.

SANT’ANGELO DI CURTANIELLO

SANT'ANGELO DI CURTANIELLOTra Via Bari e la strada provinciale per Cassano-Mercadante, all’interno del podere di San Michele, è possibile scorgere un complesso rupestre medievale, nell’ambito del quale è considerevole la grotta dell’Angelo, nella quale è affrescato San Michele Arcangelo in vesti bizantine

 

LAGO MALLARDA

L’elemento toponomastico lago è ricorrente sull’Alta Murgia, come anche padula e pantano. Ciò testimonia la presenza di acque superficiali ristagnanti nei periodi particolarmente piovosi. Tale fenomeno è conseguenza di materiale impermeabile depositatosi sul fondo di un bacino carsico, con possibile ostruzione dell’inghiottitoio che di solito si trova al centro del bacino. Queste rare raccolte di acque superficiali hanno una enorme importanza naturalistica sia per la fauna che per la vegetazione, nonostante l’effimera durata del fenomeno. Il termine Mallarda era usato nel dialetto napoletano per indicare i cappelli delle donne della Belle Époque adornati con vistoso piumaggio di uccelli. D’altronde Mallarda è derivato dal francese mallard, termine indicante i Germani Reali, uccelli acquatici. In conclusione il toponimo, probabilmente, attesta il passo di avifauna legata alle zone umide.

SAN MICHELE LA RIZZA

Insediamento altomedievale, nel centro urbano di Altamura. Attualmente non visitabile per motivi di sicurezza. Per metà rupestre e meta in muratura. E’ costituito da due nuclei rupestri, di uno di essi è ignota la dedicazione sacra, in quanto scomparsa la decorazione parietale. L’altro è dedicato all’arcangelo Michele. Il toponimo è di origine longobarda ed è in stretto rapporto con il santuario di San Michele sul Gargano, come testimonia una nicchia-pozzo, in cui verosimilmente si conservava l’acqua miracolosa della grotta garganica. La struttura, articolata in tre navate, si conclude con tre altari. Le pareti sono intonacate e in parte affrescate, le tracce sono residui di una più ampia decorazione pittorica. Sull’altare centrale è affrescata una scena di Deesis con al centro Cristo benedicente ed ai lati San Giovanni Battista e la Madonna (XIV secolo). Nell’altare di destra è dipinto San Michele fra i Santi Leonardo e Lorenzo. Altri Santi effigiati: l’Arcangelo Custode che protegge Tobia, San Dionigi, Santa Lucia e San Nicola (XIV-XV secolo).

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MASSERIE ALTAMURA

Si tratta delle strutture agricole più caratteristiche della Murgia e della Puglia. Le masserie sono strutture architettoniche ma anche espressioni di una storia contadina e sociale: hanno attraversato la storia delle dominazioni che si sono succedute nel corso dei secoli in Puglia ed insieme a loro hanno cambiato la loro struttura agricola e costruttiva. Una probabile origine delle masserie più recenti è da ricercare nell’evoluzione di una struttura originariamente associata al fenomeno della transumanza. Lungo i percorsi della transumanza si trovavano, infatti, le “poste”, che erano vaste estensioni pascolative, nel cui centro era situata una costruzione – realizzata inizialmente in materiale vegetale poi realizzata in pietra – occupata dai pastori, il pagliaro o jazzetidde ed i recinti per il ricovero di pecore e bovini (parata o mandra). Le costruzioni delle poste in origine transitorie e precarie, si sono successivamente evolute verso forme di allevamento più stabili ed articolate, soprattutto nelle zone di svernamento degli ovini. Le abitazioni sono divenute tutte in pietra, compreso il tetto. I vani destinati ai pastori si sono moltiplicati e dotati di veri camini per la lavorazione del latte. Le recinzioni, sono divenute muri lunghi ed alti al di sopra dei quali veniva posta la “chianca” larga lastra di calcare sistemata per impedire l’accesso ad animali nocivi (lupi, volpi) o l’uscita di qualche capo di bestiame. Con la fine della dogana e lo sviluppo della cerealicoltura e dell’olivicoltura molte poste si sono in seguito trasformate in centri aziendali multifunzionali, le masserie così come le riconosciamo oggi dotate di un insieme articolato di strutture ed edifici finalizzati alla produzione agricola. Normalmente la masseria è dotata di un insieme apparentemente disordinato di stalle, recinti per gli animali, depositi, cisterne per la raccolta delle acque, locali per la trasformazione del latte, abitazioni per i contadini. Quelle più grandi presentavano la chiesetta per svolgere le funzioni domenicali, alcune, a causa dei disordini che durante il XVI e XVII secolo sconvolsero il territorio, si sono fortificate con muri di cinta, torrette e garitte. Esistono splendidi esempi di masserie sulla Murgia e possiamo affermare che non ne esistono due uguali, ognuna risponde da una parte alla successione delle esigenze produttive che nel tempo ne hanno caratterizzato l’evoluzione costruttiva, dall’altra essendo “architetture senza architetti” senza cioè l’intervento di un progettista assorbono le conoscenze e le tecniche del mastro muratore o capo cantiere che le realizzava di volta in volta rispondendo soprattutto a principi di utilizzo produttivo richiesti dal proprietario che ne commissionava la realizzazione.

TESTO TRATTO DALLA GUIDA DEL PARCO NAZIONALE DELL’ALTA MURGIA “IL CUORE DI PIETRA DELLA PUGLIA” TESTI DI ANTONIO SIGISMONDI

MASSERIA JESCE

MASSERIA JESCEIl complesso di Jesce, di proprietà del Comune di Altamura, comprende, oltre all’edificio della Masseria (tipico esempio delle masserie fortificate del XV secolo), una serie di grotte disposte ad anfiteatro di varia natura e funzione, tra le quali la cripta di Santa Maria, direttamente collegata alla masseria.

 

 

 

MASSERIA FALAGARIO

masseria falagario staccaUbicata in località Casale, è di proprietà della Famiglia Falagario – Stacca. Il corpo della fabbrica principale richiama i palazzi urbani. In origine la masseria – casino era una specie di villa, dove il proprietario, residente stabilmente nel centro urbano, si recava per esercitare il controllo sulle attività produttive e per trascorrere la villeggiatura estiva con la famiglia.  La corpo principale è rappresentato dall’edificio padronale, risalente al 1893.

MASSERIA MARTUCCI

masseria martucciLa masseria Martucci è situata in località Parisi a 9 Km dal centro abitato. La realizzazione dell’insediamento è compresa tra il XVI e il XVII secolo. Attualmente è di proprietà e sede del Centro Studi Torre di Nebbia.

 

 

 

 

MASSERIA SAN GIOVANNI

masseria san giovanniA 7 Km dal centro abitato, nel Parco dell’Alta Murgia, è ubicata Masseria San Giovanni. La struttura appartiene al sistema delle masserie cerealicole-pastoriali, e riveste un ruolo fondamentale per l’importanza del sito archeologico ivi presente (si colloca cronologicamente tra il VI e il IV millennio a.C.). La masseria fu dedita alle attività produttive dell’allevamento e della cerealicoltura ed è stata dimora signorile, risalente, nel suo nucleo centrale, al XVI secolo. Essa è stata edificata su ambienti ipogei, e rivela tutti i connotati caratteristici delle tipiche masserie da campo con numerosi elementi di difesa. Attualmente è sede di una nota sala ricevimenti.

MASSERIA TORRE DEI CANNONI

MASSERIA TORRE DEI CANNONISituata in una zona pianeggiante in località Casal Sabini, di proprietà della Famiglia Sabini, ripropone, con la sua torre, la fisionomia dei castelli (nonostante sia di piccole dimensioni).  Risalente al XVII, la struttura, che versa in ottime condizioni, ha quattro superfici sovrapposte, con numerosi corpi aggiunti che permettevano di esercitare il controllo su gran parte del territorio circostante

 

 

 

MASSERIA DELL’ANNUNZIATA

La Masseria della SS. Annunziata è situata a 12 Km dal Comune di Altamura, in contrada SS Annunziata. Proprietà del Comune di Altamura e della Confraternita della Santissima Annunziata, la struttura risale al XVIII secolo, ed è attualmente sede di un’azienda agro-zootecnica.

MASSERIA DELLA CROCETTA

La masseria della Crocetta è ubicata nei pressi di Serra Ficaia, in zona detta Murgia della Crocetta. Si tratta di un impianto nato per la pratica ovinicola, ma ha un corpo destinato ad abitazione rilevante rispetto alle altre fabbriche. L’edificio per abitazioni presenta i connotati delle costruzioni urbane del XIX secolo.

MASSERIA E JAZZO SCALELLA

Ubicata nei pressi della Lama dell’Inferno (a circa 120 metri dalla strada), la masseria, con il suo jazzo, costituisce un importante impianto rurale.  Risalente alla fine del XIX secolo, oggi azienda agro-zootecnica, è costituita da un nucleo di fabbriche formato da cinque corpi ed uno spazio recintato, contenente sette corti di ampie dimensioni.

MASSERIA SGARRONE

Situata nella contrada da cui prende il nome, questo insediamento rurale è costituito dalla masseria, datata fine ‘700, e da due complessi ipogei. Appartenente al sistema delle masserie cerealicole–pastorali, l’insediamento si compone di un complesso in muratura a tre piani.

I CLAUSTRI

Derivanti dal termine latino claustrum (spazio chiuso), “gnostre ” nel dialetto locale, i claustri costituiscono un elemento di unicità grazie alla loro storia e all’originalità architettonica. Rappresentano la simbiosi di varie etnie, chiamate ad Altamura dall’Imperatore Federico II di Svevia nel 1232 con l’intento di ripopolare la città, concedendo esenzioni fiscali a: greci, latini, ebrei, arabi. Essi sono, dunque, testimonianza architettonica e evidenza tangibile della coesistenza pacifica di diverse comunità religiose. I claustri si presentano come piazzette, più o meno ampie, delimitate dalle abitazioni che vi si affacciano, che si aprono sulle vie principali del centro storico: da un vicolo stretto si accede al cortile, lievemente inclinato verso l’interno perla raccolta delle acque piovane- ospitano, infatti, al loro interno cisterne da cui le varie famiglie potevano, in passato, attingere acqua. Si contraddistinguono per la presenza di alcuni particolari elementi architettonici, anche se con qualche variante: scale, archi, balconate, logge, ballatoi, finestrini, terrazzini, anelli di pietra, “pesule”, e sono arricchiti da elementi ornamentali scolpiti nel tufo: mascheroni, stemmi, figure votive. La funzione svolta da questi particolari spazi del tessuto urbanistico di Altamura era principalmente quella di aggregazione di varie famiglie, ma anche funzione difensiva- motivo per cui i claustri hanno una sola entrata. Si annoverano oltre 80 claustri in cui è articolato il centro antico della città, alcuni sono particolarmente degni di nota.

Il claustro della Giudecca, collocato su Via S. Lucia, che deriva da Giuda, uno dei figli di Giacobbe che si stabilì nella regione della Giudea, è il più singolare per impianto planimetrico, costituito da una piazza ramificata: visto dall’alto, infatti, ricorda la Menorah ebraica (candelabro con tre bracci, corrispondenti a tre piccoli vicoli ciechi che si dipartono dalla piazzetta centrale). Il toponimo ricorda che questo claustro era abitato dalla comunità ebraica, una delle etnie più presenti e vive in Puglia sin dal IX secolo, dedita principalmente al commercio; all’ingresso dello stesso, in alto, una piccola cariatide denominata Sinagoga- posta lì quasi a protezione degli abitanti del claustro, dà il benvenuto a chi vi entra.

Tra gli altri, degni di una visita sono: claustro Tradimento, ubicato su Via G. Falconi, di media dimensione, il cui toponimo rimanda alla leggenda del presunto “tradimento” di alcuni altamurani che avrebbe fatto capitolare la città nel 1799, ritornando nuovamente sotto la monarchia dei Borboni. Esso è caratterizzato da sculture a basso rilievo poste sulle pareti di un’abitazione (mascheroni apotropaici, fiori e conchiglie).

Claustro Tricarico, in Via S. Lucia, che prende il nome dal proprietario del palazzo ubicato all’interno dello stesso, professore di medicina presso l’Università degli studi di Altamura (metà XVIII secolo), presenta nella corte interna, oltre al pozzo d’acqua sorgente, anche i resti di una macina antica, usata per la lavorazione dei cereali.

Claustro dei Mori, situato su Via G. Santini, dedicato al gruppo etnico dei Mori o Saraceni, che l’abitarono fino all’arrivo di Longobardi e Normanni, si sviluppa al di sotto del piano di calpestio: vi si accede, infatti, scendendo una gradinata.

Claustro Altieri, in Via M. Continisio, dedicato allo scultore locale Giuseppe Nicola Altieri (fine XVI secolo), fine esperto nella lavorazione del legno, è ricordato anche con il toponimo dei “pupi”, riferimento palese all’esistenza di botteghe di artigiani in loco.

Claustro fratelli Salvatore, in Via Laudati, presenta al centro un’antica cisterna d’acqua piovana di uso comune, è abbellito da archi e da una bella statua della Madonna con bambino, posta in un’edicola votiva.

Claustro Antodaro, in Via Santa Chiara, a piano terra presenta un piccolo porticato delimitato da una colonna con capitello romanico. Su una finestra del primo piano si scorge una epigrafe latina e sulla parete destra spicca il bassorilievo di un mascherone. Fu abitato per lo più da sacerdoti e si tramanda che fu un ricovero per anziani.

 

eng-flag-flat   Claustri – Cloisters

Deriving from the Latin claustrum (enclosed space), “gnostre” in the local dialect, the cloisters are an element of uniqueness due to their history and architectural originality. They represent the symbiosis of various ethnicities in Altamura called by Emperor Frederick II of Swabia in 1232 with the intent to repopulate the city, granting tax exemptions to: Greek, Latin, Jewish, Arab.  They are, therefore, an architectural testimony and tangible evidence of peaceful coexistence of different religious communities.  The cloisters are presented as small squares, more or less wide, enclosed by houses that overlook on them and they open up onto the main streets of the historic center: you have access to their courty ard from a narrow alley. The courtyard is slightly inclined inward for the collection of rain water – in fact, inside them, there are tanks from which the various families could, in the past, draw water. They are characterized by the presence of some special architectural elements, although with some variations: stairs, arches, balconies, lodges, balconies, windows, small terraces, stone rings, “rock seats”, and they are enriched with ornamental elements carved into the tuff: grotesque masks, coats of arms, votive figures. The function of these special spaces of the Altamura urban fabric was mainly intended to help the aggregation of various families, but they also served as a defensive purpose, that’s why the “claustri” have only one entrance. There are more than 80 claustri in which the ancient center of the city is divided, some of which are particularly noteworthy.

 The Claustro of Giudecca, located on Via S. Lucia, which derives from Judah, one of Jacob’s sons who settled in the country of Judea, is the most unique in planimetric layout, consisting of a branched Square: seen from above, in fact, it reminds the Jewish Menorah (chandelier with three arms, corresponding to three small blind alleys that depart from the central square). The name reminds that this cloister was inhabited by the Jewish community, one of the most numerous and lively ethnic groups in Apulia region since the ninth century mainly dedicated to trade; at the entrance of the cloister, right at the top, a small caryatid called Synagogue, placed there as to protect the inhabitants of the cloister, welcomes those who enter.

 Among others, worthy of a visit are: Claustro Tradimento, situated on Via G. Falconi, of average size, whose name refers to the legend of the alleged “betrayal” of some of Altamura people that would have let the city capitulate in 1799, so allowing it to return again under the Bourbon monarchy. It is characterized by low relief sculptures placed on the walls of a dwelling (apotropaic grotesque masks, flowers and shells).

The Claustro Tricarico, on Via S. Lucia, which takes its name from the owner of the building located inside it, professor of medicine at the University of Altamura (mid-eighteenth century), presents in the courtyard, in addition to the water spring well, the remains of an ancient mill, used for the working of cereals;

The Claustro dei Mori, situated on via G. Santini, dedicated to the ethnic group of the Moors or Saracens, who lived there until the arrival of the Longobards and Normans, is located below the ground level: it is accessed, in fact, going down a flight of steps.

The Claustro Altieri, on Via M. Continisio, dedicated to the local sculptor Giuseppe Nicola Altieri (late sixteenth century), a fine expert in woodworking, is also remembered with the name of “puppets”, clearly referring to the existence of artisan workshopsonsite.

The Claustro fratelli Salvatore, on Via Laudati, has in the middle an ancient cistern rainwater in common use, is decorated with arches and a beautiful statue of the Madonna with child, placed in a shrine.

The Claustro Antodaro, on Via Santa Chiara, on the ground floor has a small porch delimited by a column with Romanesque capital. On a second-story window you can see a Latin inscription and on the right wall stands out a bas-relief of a large mask. It was inhabited mostly by priests and is handed on that it was a shelter for the elderly.

LE PORTE E LE PIAZZE

Ubicate in corrispondenza dei quattro punti cardinali, le porte di accesso all’acropoli erano poste lungo la circonferenza del circuito murario risalente all’ età classica, poi fortificato in età medievale. La porta oggi meglio conservata è la porta a Nord, Porta Bari (delle restanti porte, invece, non rimane nulla se non il varco di accesso). Risale al diciassettesimo secolo e si presenta con un prospetto in stile barocco (1600), in cui sono inserite le statue, realizzate in mazzaro, dei santi protettori della città, S. Irene e S. Giuseppe, e sulla cui sommità vi è un ostensorio, segno di devozione al SS. Sacramento (XX secolo). Si affaccia su Piazza Unità d’Italia, su cui su una colonna con la statua della ‘Madonna di Buoncammino’stands.

Risaldendo su per l’estramurale, in senso orario, si incontra la Porta dei Martiri. È comunemente detta la “Purtecedde”. Immette direttamente nella pizzetta omonima, attraverso l’arco, tutt’oggi presente, denominato anch’esso Arco dei Martiri. Era una delle porte secondarie, le cosiddette “Porte Piccole”, che in genere erano poste tra due porte maggiori. Tale accesso, infatti, si trova proprio tra Porta Graecorum, a Nord, e Porta delle Fosse, a Est. Fu edificata nel XIII secolo e con il tempo subì varie manomissioni, perdendo l’aspetto difensivo e trasformandosi in un semplice arco in pietra, sormontato da costruzioni di privati, che vi aprirono porte e finestre. Oggi, infatti, è possibile distinguere il portale a bugnato e l’arco a profondo fornice. A ridosso dell’arco si conserva un pezzo delle fortificazioni costruite durante la dominazione aragonese, come rifacimento delle vecchie mura costruite da Sparano da Bari.

Risalendo ancora verso sud-est si trova ‘Porta Foggiali’, non più esistente, il cui nome deriva dalle ampie cavità sotterranee scavate proprio sotto la vicina piazza dallo stesso nome e che servirono come granai della città.

A Sud, si trova Porta Matera (non più esistente), ricordata nella lapide ivi apposta, come la porta da cui fece irruzione l’esercito sanfedista capeggiato dal cardinale Ruffo nel 1799, motivo per cui la piazza su cui si affaccia, è detta piazza della Resistenza, a ricordo dell’eroica resistenza degli altamurani contro i sanfedisti. Infine, ad Ovest, è collocata Porta Santa Teresa, in posizione frontale rispetto alla chiesa omonima, da cui gli altamurani fuggirono verso le campagne limitrofe, durante l’assedio dei sanfedisti nel 1799.
Nel mezzo dell’asse viario Matera-Bari, l’attuale corso Federico II di Svevia, vi è la piazza principale: cuore religioso, sociale ed economico della città, piazza Duomo, detta anche Platea rerum venalium, un tempo a pianta quadrata, con porticato, in cui erano ospitate diverse botteghe, era luogo di residenza di alcune prestigiose famiglie di origine sia latina che greca, e su di essa si impianta la maestosa Cattedrale.

Porta S. Teresa Aperta all’inizio del Seicento con la costruzione del convento dei Carmelitani Scalzi. In posizione frontale rispetto alla chiesa omonima, da cui gli altamurani fuggirono verso le campagne limitrofe durante l’assedio del 1799 dei sanfedisti.

Porta Alba

E’la più antica, si apre sulle Mura Megalitiche costruite dai Peuceti e guarda ad oriente, dove sorge l’alba. E’visibile, all’estremo della strada omonima, tra i ruderi dei macigni delle mura, in ciò che ne resta: due forti stipiti che le interrompono nel luogo dove i Peuceti collocarono la porta e la via d’ingresso alla loro città fortificata.

Tra le altre piazze del centro storico: piazza Matteotti, chiamata in passato piazza Castello perché sede dell’antico castello, di probabile epoca normanna, abbattuto nel secolo scorso e fino a qualche anno fa sede del più grande e tradizionale mercato ortofrutticolo della città; Piazza Municipio, presso cui si erge il Palazzo di città, un tempo sede del Convento di S. Francesco (1400); piazza Zanardelli, grande piazza alberata che si estende dalla Parrocchia della Consolazione alla chiesa di San Domenico. Contiene il Monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale ed occupa parte dell’antico Planicio Sancti Marcii. Viene chiamata “villetta” per distinguerla dalla più grande Villa Comunale. Piazza San Giovanni, alle spalle della Cattedrale, nel cui mezzo vi era, un tempo, una chiesetta dedicata al culto greco. Altrettanto importanti, anche se fuori dal circuito murario dell’antica acropoli, è piazza Resistenza, chiamata così perché ricorda il luogo in cui l’esercito guidato dal cardinale Ruffo pose l’assedio alla città nel 1799. Piazza Mercadante (adiacente alla piazza omonima, su cui sorge un monumento con il busto del grande musicista e compositore, opera dello scultore Zocchi).

 

 

 

eng-flag-flat Located at the four cardinal points, the access doors to the acropolis were placed along the circumference of the city walls, dating back to the Classical Age and fortified during the Middle Ages.

The best preserved city gate is the north gate: Porta Bari (of the remaining doors, however, nothing remains except the access gate). It dates back to the seventeenth century, it is in baroque style and holds the statues, made in mazzaro, of the town’s patron saints, St. Irene and St. Joseph. The gate’s top is surmounted by a twentieth century monstrance, a symbol of devotion to the Blessed Sacrament. It overlooks Piazza Unità d’Italia, on which a column with the statue of ‘Our Lady of Buoncammino’ stands.

Following the city wall in an eastern and clockwise direction you will come upon ‘Porta dei Martiri’ (Gate of the Martyrs), commonly known as “Purtecedde”. Passing under its arc, the gate leads to the square of the same name. This gate was one of the minor entrances, the so-called “small doors”, which usually were located between two major gates. This gate, infact, is situated right between ‘Porta Graecorum’, to the north, and ‘Porta delle Fosse’, to the east. It was built in the thirteenth century and, in course of time, has undergone various alterations, losing its original defensive aspect and becoming a simple stone arch. surmounted by private construction who opened doors and windows. Today, in fact, it is possible to distinguish the ashlar portal and the deep arc fornix. In its external parts you can appreciatd a small piece of fortifications built during the rule of the house of Aragon who had ordered the extension and the renovation of the old walls built by Sparano da Bari.

Located further to the southeast was ‘Porta Foggiali’, which no longer exists, whose name derived from the extensive underground caverns which had been dug right beneath the nearby square of the same name and served as the city’s granaries.

‘Porta Matera’ (no longer existing) was located to the south. A plaque attached to a nearby building commemorates the siege and sack of the city by the anti-Republican Army of the “Holy Faith”, organized and led by the fanatic cardinal Fabrizio Ruffo. The square outside the former gate saw some of the fiercest fightings of the year 1799 and is still named Piazza della Resistenza (Square of the REsistance). Finally, located to the west, and close to the eponymous church, is ‘Porta Santa Teresa’. From here the inhabitants of Altamura fled to the countryside after the plundering hordes of cardinal Ruffo had entered the city from the south. In the middle of the road axis Matera-Bari, the current “Corso Federico II di Svevia”, there is Piazza Duomo, the main square: the spiritual, social and economic heart of the city, also called Plataea rerum venalium, once on a square plan, with a porch, where several workshops were hosted. It was the place of residence of some prestigious families of origin, both Latin and Greek, and on it the majestic Cathedral is implanted.

‘Porta Santa Teresa’ Opened at the beginning of the seventeenth century with the construction of the convent of the Barefoot Carmelites. It was opposite the homonymous church, from which the Altamura population fled to the surrounding countryside during the siege of the Sanfedists in 1799.

‘Porta Alba’ It is the oldest, it opens onto the megalithic walls built by Peucetii and it looks to the east, where dawn rises.
It is visible, to the extreme of the homonymous street, among the ruins of the boulders and walls, in what it is left of it: two strong door jambs that break the continuity of the walls in the place where the Peucetii placed the door as the street entrance to their fortified city.

 

 

Located almost at the center of the axis Porta Bari – Porta Matera, Corso Federico II di Svevia, is Piazza Duomo (Dome’s Square), the religious, social and commercial focal point of the city. Also called Platea rerum venalium, the square once featured a porch which hosted several workshops of local craftsmen. Also some of the most prestigious families of the old city, both Greek and Latin, used to reside here. Noteworthy among the many squares of the old town are further: Piazza Matteotti (commonly known as Piazza Castello, because of the ancient Norman castle that stood on it until it was demolished in the last century), until a few year ago it housed also the town’s biggest fruit and vegetable market; Piazza Municipio (Town Hall Square) with Altamura’s town hall which was built on the site of the likewise demolished Franciscan convent and church from the fifteenth century; Piazza Zanardelli (commonly known as “villetta”, in order to distinguish it from the larger “Villa Comunale”, a broad and tree-lined square which extends from the Consolation Church to the church San Domenico. It features a Monument to the Fallen of World War I and occupies a part of the former Planitio Sancti Marcii*); Piazza San Giovanni (small square behind the cathedral which once featured also a chapel of the same name); Piazza Resistenza (outside the city wall, in proximity of ‘Porta Matera’, its name commemorates the siege and sack of Altamura in 1799 by the hand of cardinal Ruffo and his “Army of the Holy Faith”); Piazza Mercadante (adjacent to the homonymous square, on which stands a monument with the bust of the great musician and composer, a work of sculptor Zocchi).