Derivanti dal termine latino claustrum (spazio chiuso), “gnostre ” nel dialetto locale, i claustri costituiscono un elemento di unicità grazie alla loro storia e all’originalità architettonica. Rappresentano la simbiosi di varie etnie, chiamate ad Altamura dall’Imperatore Federico II di Svevia nel 1232 con l’intento di ripopolare la città, concedendo esenzioni fiscali a: greci, latini, ebrei, arabi. Essi sono, dunque, testimonianza architettonica e evidenza tangibile della coesistenza pacifica di diverse comunità religiose. I claustri si presentano come piazzette, più o meno ampie, delimitate dalle abitazioni che vi si affacciano, che si aprono sulle vie principali del centro storico: da un vicolo stretto si accede al cortile, lievemente inclinato verso l’interno perla raccolta delle acque piovane- ospitano, infatti, al loro interno cisterne da cui le varie famiglie potevano, in passato, attingere acqua. Si contraddistinguono per la presenza di alcuni particolari elementi architettonici, anche se con qualche variante: scale, archi, balconate, logge, ballatoi, finestrini, terrazzini, anelli di pietra, “pesule”, e sono arricchiti da elementi ornamentali scolpiti nel tufo: mascheroni, stemmi, figure votive. La funzione svolta da questi particolari spazi del tessuto urbanistico di Altamura era principalmente quella di aggregazione di varie famiglie, ma anche funzione difensiva- motivo per cui i claustri hanno una sola entrata. Si annoverano oltre 80 claustri in cui è articolato il centro antico della città, alcuni sono particolarmente degni di nota.
Il claustro della Giudecca, collocato su Via S. Lucia, che deriva da Giuda, uno dei figli di Giacobbe che si stabilì nella regione della Giudea, è il più singolare per impianto planimetrico, costituito da una piazza ramificata: visto dall’alto, infatti, ricorda la Menorah ebraica (candelabro con tre bracci, corrispondenti a tre piccoli vicoli ciechi che si dipartono dalla piazzetta centrale). Il toponimo ricorda che questo claustro era abitato dalla comunità ebraica, una delle etnie più presenti e vive in Puglia sin dal IX secolo, dedita principalmente al commercio; all’ingresso dello stesso, in alto, una piccola cariatide denominata Sinagoga- posta lì quasi a protezione degli abitanti del claustro, dà il benvenuto a chi vi entra.
Tra gli altri, degni di una visita sono: claustro Tradimento, ubicato su Via G. Falconi, di media dimensione, il cui toponimo rimanda alla leggenda del presunto “tradimento” di alcuni altamurani che avrebbe fatto capitolare la città nel 1799, ritornando nuovamente sotto la monarchia dei Borboni. Esso è caratterizzato da sculture a basso rilievo poste sulle pareti di un’abitazione (mascheroni apotropaici, fiori e conchiglie).
Claustro Tricarico, in Via S. Lucia, che prende il nome dal proprietario del palazzo ubicato all’interno dello stesso, professore di medicina presso l’Università degli studi di Altamura (metà XVIII secolo), presenta nella corte interna, oltre al pozzo d’acqua sorgente, anche i resti di una macina antica, usata per la lavorazione dei cereali.
Claustro dei Mori, situato su Via G. Santini, dedicato al gruppo etnico dei Mori o Saraceni, che l’abitarono fino all’arrivo di Longobardi e Normanni, si sviluppa al di sotto del piano di calpestio: vi si accede, infatti, scendendo una gradinata.
Claustro Altieri, in Via M. Continisio, dedicato allo scultore locale Giuseppe Nicola Altieri (fine XVI secolo), fine esperto nella lavorazione del legno, è ricordato anche con il toponimo dei “pupi”, riferimento palese all’esistenza di botteghe di artigiani in loco.
Claustro fratelli Salvatore, in Via Laudati, presenta al centro un’antica cisterna d’acqua piovana di uso comune, è abbellito da archi e da una bella statua della Madonna con bambino, posta in un’edicola votiva.
Claustro Antodaro, in Via Santa Chiara, a piano terra presenta un piccolo porticato delimitato da una colonna con capitello romanico. Su una finestra del primo piano si scorge una epigrafe latina e sulla parete destra spicca il bassorilievo di un mascherone. Fu abitato per lo più da sacerdoti e si tramanda che fu un ricovero per anziani.
Deriving from the Latin claustrum (enclosed space), “gnostre” in the local dialect, the cloisters are an element of uniqueness due to their history and architectural originality. They represent the symbiosis of various ethnicities in Altamura called by Emperor Frederick II of Swabia in 1232 with the intent to repopulate the city, granting tax exemptions to: Greek, Latin, Jewish, Arab. They are, therefore, an architectural testimony and tangible evidence of peaceful coexistence of different religious communities. The cloisters are presented as small squares, more or less wide, enclosed by houses that overlook on them and they open up onto the main streets of the historic center: you have access to their courty ard from a narrow alley. The courtyard is slightly inclined inward for the collection of rain water – in fact, inside them, there are tanks from which the various families could, in the past, draw water. They are characterized by the presence of some special architectural elements, although with some variations: stairs, arches, balconies, lodges, balconies, windows, small terraces, stone rings, “rock seats”, and they are enriched with ornamental elements carved into the tuff: grotesque masks, coats of arms, votive figures. The function of these special spaces of the Altamura urban fabric was mainly intended to help the aggregation of various families, but they also served as a defensive purpose, that’s why the “claustri” have only one entrance. There are more than 80 claustri in which the ancient center of the city is divided, some of which are particularly noteworthy.
The Claustro of Giudecca, located on Via S. Lucia, which derives from Judah, one of Jacob’s sons who settled in the country of Judea, is the most unique in planimetric layout, consisting of a branched Square: seen from above, in fact, it reminds the Jewish Menorah (chandelier with three arms, corresponding to three small blind alleys that depart from the central square). The name reminds that this cloister was inhabited by the Jewish community, one of the most numerous and lively ethnic groups in Apulia region since the ninth century mainly dedicated to trade; at the entrance of the cloister, right at the top, a small caryatid called Synagogue, placed there as to protect the inhabitants of the cloister, welcomes those who enter.
Among others, worthy of a visit are: Claustro Tradimento, situated on Via G. Falconi, of average size, whose name refers to the legend of the alleged “betrayal” of some of Altamura people that would have let the city capitulate in 1799, so allowing it to return again under the Bourbon monarchy. It is characterized by low relief sculptures placed on the walls of a dwelling (apotropaic grotesque masks, flowers and shells).
The Claustro Tricarico, on Via S. Lucia, which takes its name from the owner of the building located inside it, professor of medicine at the University of Altamura (mid-eighteenth century), presents in the courtyard, in addition to the water spring well, the remains of an ancient mill, used for the working of cereals;
The Claustro dei Mori, situated on via G. Santini, dedicated to the ethnic group of the Moors or Saracens, who lived there until the arrival of the Longobards and Normans, is located below the ground level: it is accessed, in fact, going down a flight of steps.
The Claustro Altieri, on Via M. Continisio, dedicated to the local sculptor Giuseppe Nicola Altieri (late sixteenth century), a fine expert in woodworking, is also remembered with the name of “puppets”, clearly referring to the existence of artisan workshopsonsite.
The Claustro fratelli Salvatore, on Via Laudati, has in the middle an ancient cistern rainwater in common use, is decorated with arches and a beautiful statue of the Madonna with child, placed in a shrine.
The Claustro Antodaro, on Via Santa Chiara, on the ground floor has a small porch delimited by a column with Romanesque capital. On a second-story window you can see a Latin inscription and on the right wall stands out a bas-relief of a large mask. It was inhabited mostly by priests and is handed on that it was a shelter for the elderly.